2014-02-18 14:31:00

Pontificia Academia pro Vita, "una riflessione su invecchiamento e disabilità per combattere l'indifferenza"


S.E. mons. Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Academia pro Vita
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Abbiamo scelto il tema " Invecchiamento e disabilità", per la nostra Assemblea genarale e il nostro Workshop aperto al pubblico (19-22 febbraio), in funzione della sua importanza e attualità. Con l'aumentare dell'età media sono sempre di più, infatti, gli anziani che con l'avanzare degli anni debbono fare i conti con manifestazioni di disabilità. Allo stesso tempo, chi è disabile da molti anni si deve confrontare con le difficoltà che aumentano e la vita che si complica in seguito all'invecchiamento. La Chiesa offre da tempo dei contributi importantissimi in questa materia. Ma quello che ci sta soprattutto a cuore è risvegliare la dimensione trascendente. Renderci cioè conto che la nostra vita e i nostri problemi vanno collocati in un contesto in cui c'è qualcosa di più di noi stessi. Un qualcosa che è Dio. In questo senso ritengo che sia molto importante ricordarsi di ciò che dice Gesù nel Vangelo: 'ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli, l'avete fatto a me'. Ogni volta che facciamo qualcosa per un nostro simile che è in difficoltà e ha bisogno di aiuto dobbiamo tener conto che lo facciamo per lui esattamente come se lo facessimo per Nostro Signore.

Condividiamo la preoccupazione di Papa Francesco per una 'cultura dello scarto' che tende a escludere anche disabili e anziani. Mi pare un'espressione molto indovinata. Una variante di quel termine 'cultura della morte', introdotto dal Beato Giovanni Paolo II. Quello che va condannato è il trasferimento di un concetto commerciale ai rapporti umani. Io per radermi uso delle lamette definite 'usa e getta'. Esistono degli oggetti che una volta usati non servono più. Ma questo non si può trasferire al mondo degli esseri umani, è assolutamente inammissibile.

Tra gli atteggiamenti sociali da combattere c'è soprattutto l'indifferenza, che, ancora più della secolarizzazione, è il vero male della nostra cultura, della società del terzo millennio. Il fatto è che non si vogliono vedere certe cose sgradevoli, certe sofferenze che ci ricordano che c'è bisogno di noi.

Non credo che l'estendersi di legislazioni contrarie alla vita, che giungono ad autorizzare addirittura l'eutanasia dei minori, come accaduto in Belgio, dipendano dalla diffusione di una cultura contraria alla vita. Credo si tratti di scelte che vengono imposte alle popolazioni attraverso la propaganda e la manipolazione dell'opinione pubblica. Sono leggi che vanno a risolvere problemi inesistenti, perché certe problematiche legate alla sofferenza si possono risolvere molto meglio in altra maniera. La morte non è mai una soluzione, in nessun caso.

Per noi, il 20° anniversario di fondazione della Pontificia Academia pro Vita vuol dire poco. Sono come venti giorni nella vita di una persona. Però ci permette di guardarci indietro e riflettere sul percorso che abbiamo fatto da quando Giovanni Paolo II volle istituire questa Accademia. Io credo che dobbiamo continuare nella linea seguita fino ad adesso e cioè quella di cercare di aiutare a capire quali sono le reali circostanze in cui nascono questi fenomeni che riguardano la vita umana. Basta guardare a tutti i progressi fatti negli ultimi vent'anni dalla medicina e dalle scienze biomediche che ci permettono di guardare al futuro con speranza. Ma la nostra caratteristica è che possiamo considerare questi progressi in modo totalmente obbiettivo, perché non siamo influenzati da fattori economici o dall'opinione pubblica e non siamo soggetti a cliché. Perciò, studiando le fonti scientifiche di queste nuove realtà, possiamo offrire una visione giusta, equilibrata. Ma il nostro intento, lo ricordiamo sempre, non è solo di chiarire le intelligenze. Questi sono temi nei quali bisogna mettere il cuore. Se si usano solo ragionamenti, teorie, ipotesi, il percorso che possiamo fare è molto breve. Quando si parla di vita, dobbiamo sempre avere la coscienza che siamo esseri umani. (a cura di Fabio Colagrande)







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