Nuovo governo Renzi entro domenica. Galli Della Loggia: impegnativo fare riforme
Entro domenica dovrebbe nascere il governo Renzi. E’ quanto assicurano i collaboratori
più stretti del premier incaricato, ieri ed oggi impegnato nelle consultazioni delle
forze politiche. Ancora da risolvere i nodi legati al programma e alla squadra dei
ministri. Il servizio di Giampiero Guadagni:
Matteo Renzi
conferma ai partiti il cronoprogramma di governo illustrato ieri. Dunque, tra febbraio
e maggio quattro riforme: legge elettorale, lavoro, fisco e burocrazia. Con quale
maggioranza, non è ancora definito. Nel primo giorno di colloqui, il premier incaricato
ha incassato il prevedibile sì di Scelta civica e Partito socialista e gli altrettanto
prevedibili no di Lega, Sel, Fratelli d'Italia. Riflettori accesi sul faccia a faccia
di stasera con il Nuovo Centrodestra di Alfano, decisivo al Senato, che pone paletti
a programma e natura dell’esecutivo. Il giro di consultazioni si concluderà domani
con i maggiori partiti: Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle, che però stasera decide
con un sondaggio online se presentarsi o no da Renzi. Sul fronte della squadra di
governo il rebus principale riguarda il ministero dell’Economia. Casella molto delicata:
Renzi vuole infatti convincere l’Europa a cambiare il patto di stabilità, rendendo
più flessibile il vincolo del 3% nel rapporto deficit-pil. L’ipotesi per ora non convince
la Commissione europea e neppure il ministro uscente dell’Economia Saccomanni. Intanto,
anche in vista del semestre di presidenza italiana dell’Unione, il presidente del
Parlamento europea Martin Schulz si augura che il governo Renzi riesca a dare stabilità
all'Italia, ridando slancio al Paese che oggi, afferma Schulz, appare sfiduciato e
depresso.
Quali sono, in questa fase, le insidie e le opportunità per il
segretario del Pd? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto allo storico ed editorialista,
Ernesto Galli della Loggia:
R. – Le opportunità
risiedono nel fatto che ha una grande credibilità. La sua candidatura, come primo
ministro, è stata accolta dal Paese, in grande maggioranza, con favore. Rimane il
fatto, però, che il suo governo fondato su un’alleanza con il centrodestra non sembra,
per molti, avere possibilità di fare grandi cose. Mettere insieme due forze così diverse,
come il centrodestra e il centrosinistra, già in passato non è stato produttivo di
grandi capacità di governo. E’ un’alleanza che ha qualcosa di fortemente innaturale,
come del resto aveva anche qualcosa di innaturale il governo delle larghe intese.
D.
– Quali le analogie e le differenze tra il prossimo esecutivo e il governo Letta?
R.
– La maggioranza parlamentare è la medesima. Naturalmente, cambia la guida del governo.
Renzi è una personalità completamente diversa. Tutte le speranze di una diversità
tra i due governi si riscontrano proprio nella personalità di Renzi, che è una personalità
molto attiva, dinamica, energetica. Bisogna, naturalmente, vederlo alla prova e vedere
la sua capacità di imporsi alle resistenze che sempre una politica dinamica incontra.
Direi che è proprio qui, nella personalità del premier, la vera differenza fra le
due coalizioni.
D. – Intanto, Renzi ha già delineato il programma, un programma
serrato: oltre alla legge elettorale, ha annunciato riforme nei prossimi mesi anche
su lavoro, burocrazia e fisco. Saranno questi i passaggi cruciali per la tenuta della
legislatura…
R. – Sì, ma sappiamo bene che in Italia annunciare riforme, portarle
perfino all’approvazione del parlamento, è relativamente facile. Relativamente perché
c’è il bicameralismo e ci sono le procedure che ogni regolamento delle due Camere
prevede. E sono procedure molto lunghe. C’è poi la possibilità di emendamenti a raffica
su ogni proposta di legge del governo… Ma il problema è tramutare le leggi in regolamenti
attuativi, nel farle applicare. Si è visto con il governo Letta. Ci sono alcune centinaia
di provvedimenti che non hanno attuazione perché mancano del regolamento, delle ultime
fasi attuative. Forse Renzi, più che promettere in tempi peraltro rapidissimi – veramente
troppo rapidi rispetto alla prassi italiana – avrebbe fatto bene a dire qualcosa,
a promettere l’attuazione dei provvedimenti precedenti. Mi rendo conto che questo
all’opinione pubblica non dice molto e non ha un aspetto molto attraente, però qualche
parola, in questo senso, avrebbe potuta dirla. Questo, infatti, è uno dei veri punti
della paralisi del Paese: il fatto che esista una burocrazia, un insieme di procedure
che immobilizzano anche la volontà più riformatrice del governo più riformatore. E’
proprio il problema di una macchina dello Stato che non risponde più al comando politico.
Questo è uno dei grandi problemi del governare il Paese.