Card. Ruini: pressioni e condizionamenti sociali sui credenti
“In questi anni i credenti subiscono una forte pressione ambientale, ossia socio-culturale,
che presenta la concezione cristiana come ormai superata e insostenibile e che li
fa sentire come dei sopravvissuti di un’epoca passata che non ritornerà. Perciò abbiamo
bisogno di tempi e di spazi diversi, nei quali respirare un’altra atmosfera, quella
della fede”: lo ha detto lunedì a Roma, tenendo la prolusione ai lavori del convegno
teologico-pastorale per gli 80 anni dell’Opera romana pellegrinaggi (Orp), il card.
Camillo Ruini, che della stessa Orp è stato presidente quando era Vicario del Papa
per la diocesi di Roma. Il cardinale - riferisce l'agenzia Sir - ha parlato di “un
bisogno di tempi e di spazi diversi, nei quali respirare un’altra atmosfera, quella
della fede e il pellegrinaggio è uno di questi spazi, un’esperienza breve ma intensa
e proponibile a tante persone, anche tra coloro che non frequentano regolarmente la
Chiesa”. “Tipico del pellegrinaggio - ha proseguito - è che può raccogliere e mettere
insieme persone giovani e non praticanti con persone anziane e devote”. Tra i “segreti”
di un buon pellegrinaggio ha in particolare sottolineato “la disponibilità delle guide
non solo a parlare e predicare bene, ma anche ad ascoltare le persone, e ad ascoltare
a lungo”. Oltre alla confessione, si è riferito alla “discussione in piccoli gruppi
sulle problematiche odierne della pressione e dei condizionamenti che la società esercita
oggi sui credenti”. Sempre riflettendo sulla natura del pellegrinaggio, il card. Ruini
ha notato che “dentro al processo di secolarizzazione, sta crescendo un altro fenomeno:
quello dell’individualismo religioso. Tante persone credono in Dio, e spesso anche
in Gesù, e magari pregano, ma preferiscono farlo da soli senza sentirsi e collocarsi
all’interno della comunità cristiana”. Cercando le cause dell’individualismo, ha indicato
anche la “reazione a una certa invadenza clericale”, parlando di slogan quali “Cristo
sì, Chiesa no”. Proprio di fronte a questa realtà, ha proseguito, “il pellegrinaggio
può essere una felice occasione per far riscoprire, in maniera esperienziale, il senso
di comunità di fede e di preghiera, che è poi l’essenza profonda della Chiesa, al
di là degli aspetti profani, economici, politici e di potere, e degli scandali, veri
o montati artificialmente, sui quali sempre insistono i media”. Secondo il cardinale,
“il pellegrinaggio è una buona occasione per cercare di superare quella dicotomia
o falsa alternativa che sembra talvolta separare preghiera personale e preghiera comunitaria”.
“Le celebrazioni durante i pellegrinaggi - ha sottolineato - possono promuovere questa
unità in maniera più agevole di quel che è possibile fare nelle normali messe domenicali
celebrate nelle parrocchie”. Nella parte conclusiva della sua prolusione il card.
Ruini ha toccato un tema molto sentito a livello culturale: l’odierna mancanza del
“senso del peccato”. “Tocchiamo qui un nervo scoperto della cultura e della mentalità
contemporanea, per la quale la coscienza o il senso del peccato sarebbe solo una patologia
dalla quale curarsi e liberarsi”, ha detto. Secondo il cardinale, la riscoperta del
“senso del peccato” che può avvenire coi pellegrinaggi, “rappresenta una ritrovata
ragione di vita per molti, che magari sono stati a lungo lontani dalla Chiesa”. (R.P.)