2014-02-18 14:45:02

Bologna. Il prof. Dalla Torre: matrimonio si sgretola, la Chiesa continua a custodirlo


Dal libro di Rut allo Sposalizio della Vergine di Raffaello, dal Concilio di Trento ai teologi medioevali, fino al moderno diritto civile. E’ un viaggio nella storia per riflettere sul matrimonio tra diritto e legge quello presentato martedì mattina a Bologna dal prof. Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano e rettore della Libera Università Maria Assunta in Roma (Lumsa). Luca Tentori lo ha sentito a margine della prolusione che ha tenuto per l’apertura dell’Anno giudiziario del locale tribunale ecclesiastico:RealAudioMP3

Non do giudizi morali, ma da giurista vengo a osservare che siamo dinanzi a un mutamento radicale dell’istituto. Potrebbe darsi che in un futuro il matrimonio rimanga soltanto quello custodito dalla Chiesa e dalle altre comunità religiose”.

E’ la convinzione del prof. Giuseppe Dalla Torre, presidente del Tribunale della Città del Vaticano, intervenuto questa mattina nel capoluogo emiliano di fronte al personale del Tribunale ecclesiastico Flaminio e al suo moderatore, il cardinale Carlo Caffarra. Una rilettura della storia del diritto matrimoniale che ha portato a un’analisi del presente, a come stia cambiando il matrimonio introdotto e garantito dalle leggi civili:

“Due secoli fa, lo Stato ha creato il suo matrimonio quasi in contraltare al matrimonio canonico. Dopo due secoli, debbo constatare che questo istituto si va scolorando, cioè sta perdendo i caratteri non solo originari del matrimonio civile, ma originari del matrimonio in tutte le culture e in tutta la storia umana. Potrebbe domani verificarsi il caso che sotto l’etichetta matrimonio passino i rapporti più diversi”.

Punti nodali nella riflessione ecclesiale il Concilio di Trento, grande legislatore del matrimonio, e il Vaticano II con la Gaudium et spes. Ma anche la teologia e l’arte hanno parlato di questo in due millenni di cultura cristiana. Una ricchezza che oggi sembra essere andata perduta:

“Una cultura che tende a mettere in evidenza il rapporto piuttosto che l’atto, mentre la concezione canonistica di sempre è che è l’atto che costituisce il matrimonio, e nell’atto c’è tutto il vissuto che verrà. Io vedo questo fenomeno con preoccupazione, perché porta a una precarietà delle situazioni, a una incertezza degli status, a una non-garanzia. Teniamo conto che l’accordo, il patto, il contratto matrimoniale tra un uomo e una donna, che è un atto pubblico, è tale perché da quel rapporto scaturiscono non solo diritti e doveri reciproci nei confronti delle due persone - non solo diritti e doveri, soprattutto, nei confronti degli ascendenti e discendenti - ma anche nei confronti della società. E quindi, la società ha interesse a che l’istituzione nasca, siano chiare le responsabilità e siano chiari i diritti e i doveri di quelli che fanno parte di questo gruppo”.

Ultimo aggiornamento: 20 febbraio







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