Italia. Renzi accetta l'incarico per il nuovo esecutivo. Oggi le consultazioni
Riforme istituzionali, fisco e lavoro. Sono le priorità indicate da Matteo Renzi al
termine del colloquio di ieri mattina, durato un'ora mezzo, con il Capo dello Stato
dal quale ha ricevuto l'incarico di formare il nuovo Governo. Incarico accettato,
secondo prassi, con riserva. Oggi Renzi inizierà le consultazioni delle forze politiche.
Il servizio di Giampiero Guadagni:
L’orizzonte
del Governo è quello naturale della legislatura, il 2018. Ma di fronte alla crisi
e ai primi timidi segnali di ripresa, Renzi vuole giocare le carte della concretezza
e della rapidità. E allora lancia subito il suo ambizioso cronoprogramma, una riforma
al mese: a febbraio riforme istituzionali, a marzo il lavoro -definito ”la vera emergenza”-
ad aprile la riforma della pubblica amministrazione e a maggio il fisco. Per tutto
questo il premier incaricato si prende qualche giorno di tempo, anche per mettere
a punto la squadra di ministri. Domani avvia le consultazioni formali dei partiti,
ai quali manda subito un messaggio: è fondamentale la consapevolezza dei prossimi
passaggi. Un messaggio diretto in primo luogo al Nuovo Centrodestra di Alfano, che
si pone come l’ago della bilancia. Inoltre, nella sua veste di segretario del Pd,
proverà anche a recuperare l’unità interna del partito, cercando di far superare alla
minoranza che fa capo a Civati i malumori seguiti alle modalità della staffetta con
Letta, e che potrebbero tradursi in voti contrari al Governo. Intanto arrivano le
prime congratulazioni di un leader straniero. Tony Blair sollecita l'Europa a sostenere
Renzi, che, afferma l'ex premier britannico, ha la forza per riuscire. Mentre il commissario
europeo Rehn sottolinea le sfide del nuovo Governo: riduzione del debito molto alto
e sostegno alla crescita.
Sull’attuale fase politica italiana, al microfono
di Amedeo Lomonaco si sofferma il politologo, Paolo Pombeni, docente
alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna:
R. – La politica
è tornata nell’alveo previsto dal nostro sistema politico e anche dalla Costituzione,
cioè a essere una politica di partiti. La seconda caratteristica è il tentativo di
dare un piglio molto decisionista a questa politica, proprio per rispondere alle ansie
di un Paese che pensa che, se non si fa nulla, si finirà molto male.
D. –
Quello illustrato da Matteo Renzi è un programma serrato: nei prossimi mesi subito
riforme costituzionali ed elettorali…
R. – Questi erano i passaggi che Renzi
aveva chiesto anche prima di ottenere l’incarico. Chiaramente, queste riforme sono
necessarie anche dal punto di vista della ricostruzione di governi che abbiano maggioranze
omogenee e non sottoposte a troppi ricatti. Poi, c’è questa incognita della riforma
del Senato. Questa a mio giudizio è una cosa che andrebbe meditata un po’ meglio perché,
è vero che due organi che fanno la stessa cosa non hanno molto senso, però anche chiudere
la fase della “doppia lettura” dei provvedimenti più importanti forse non è una cosa
molto saggia.
D. – Sulla scena politica, Renzi ha finora assunto il ruolo
del “rottamatore”, chiedendo più volte cambiamenti forti. Ora, dovrà assicurare continuità
facendo i conti con tutte le forze della coalizione. Questa è un’operazione possibile?
R.
– In parte sì perché, ovviamente, lui conta molto sul “ricatto” dell’opinione pubblica,
un’opinione che se vedesse saltare quest’ultimo passaggio si disamorerebbe completamente
dalla politica. Conta anche su un altro fatto: per la prima volta, abbiamo un leader
di governo che prova un po’ di simpatia per una parte non indifferente dell’opposizione,
cioè Forza Italia. È vero che per certi aspetti sembrerebbe un “bacio della morte”,
ma per altri aspetti per la prima volta rompe questo schema. Quindi, Renzi ha delle
possibilità ma naturalmente ha anche molti avversari. Com’era anche prima, dare una
sistemata alla struttura italiana significa toccare tantissimi privilegi, situazioni
particolari e rimuoverli non sarà proprio un gioco da ragazzi.