Cinquantesimo 'Sacrosanctum Concilium': "prima di tutto, Dio"
"Dobbiamo
ringraziare Dio perché il rinnovamento liturgico è stato una vera grazia per la Chiesa:
ha avvicinato alla liturgia tutto il popolo di Dio e ha rinvigorito la spiritualità
dei cristiani. Ma dobbiano anche ringraziare i padri conciliari che hanno reso possibile
questa costituzione e tutti coloro che ne hanno permesso l'applicazione". Così,
mons. Juan Miguel Ferrer Grenesche, sottosegretario della Congregazione per
il Culto divino, spiega i motivi del Simposio "Sacrosanctum Concilium:
gratitudine e impegno per un grande movimento di comunione ecclesiale”, organizzato
dalla congregazione vaticana, in collaborazione con la Pontificia Università Salesiana,
nel 50° anniversario della prima costituzione apostolica del Concilio, dedicata alla
Sacra Liturgia. "Oltre alla gratitudine è necessario perciò proseguire l'impegno,
sulla scia dei papi del dopo Concilio. Sia Paolo VI che Giovanni Paolo II ci hanno
chiamati ad approfondire questo testo. E Benedetto XVI nel Motu proprio "Quaerit semper"
(2011) ci ha chiamati a lavorare per aiutare tutto il popolo di Dio a penetrare nello
spirito dell'insegnamento liturgico della 'Sacrosanctum concilium'. "La presenza
di Cristo nella vita degli uomini si realizza tramite la Liturgia", spiega mons.Ferrer.
"Per questo Papa Francesco, così come prima di lui Papa Benedetto, ci hanno ricordato
sempre che non è possibile la nuova evangelizzazione, l'azione della Chiesa nel mondo,
se non siamo profondamente inseriti nel Mistero di Cristo. E questa unione in Cristo
avviene tramite la Celebrazione liturgica". "Nella 'Novo millennio ineunte'(2001)
Giovanni Paolo II affermava che la sfida del duemila era fare della Chiesa la casa
della comunione. E la liturgia è la scuola di questa spiritualità. Ci ricorda sempre
che Dio è al centro di tutto. Per questo, anche oggi, la Chiesa sentendosi una cosa
sola con il Cristo, continua la sua opera in terra". Ma nonostante sia alla radice
di questa spinta alla comunione ecclesiale, la liturgia può diventare anche motivo
di dibattito, divisione nella comunità cattolica. "Le discussioni possono servire",
commenta mons. Ferrer. "L'importante è rispettare la natura delle cose. Se si comprende
la natura della liturgia si capisce che certi dibattiti riguardano solo questioni
secondarie. E la Chiesa ha sempre rispettato, nell'unità del Mistero celebrato, la
diversità delle forme". "Se Papa Francesco ha affermato che la dinamica di lettura
del Vangelo attualizzata nell’oggi, propria del Concilio, è assolutamente irreversibile
- conclude mons. Ferrer - ciò significa che i passi compiuti per partecipare meglio
alla liturgia e comprenderla meglio non si devono perdere. Non bisogna fare passi
indietro. Anche se oggi c'è la possibilità di celebrare secondo la 'forma straordinaria',
con il Messale antico, anche coloro che celebrano secondo questa forma debbono farlo
seguendo lo spirito della Sacrosanctum Concilium, con la partecipazione cosciente,
attiva e fruttuosa nei misteri ai quali prendono parte. E non limitandosi semplicemente
a trovare un ambiente più gradito per la loro sensibilità e più vicino ai loro atteggiamenti
ecclesiali". (a cura di Fabio Colagrande)