Centrafrica. Una missionaria: al momento tutto è distrutto
L'Unione europea si è impegnata ad inviare 500 soldati in Repubblica Centrafricana,
sconvolta da sanguinose violenze: Bruxelles, comunque, sta "cercando" di raddoppiare
il numero dei propri militari, secondo il capo della politica estera dell'Unione europea,
Catherine Ashton. L'annuncio fatto dalla Ashton arriva dopo che la Francia aveva a
sua volta reso noto l'invio di 400 soldati nella sua ex colonia. Nelle ultime ore
le forze internazionali hanno avviato una vasta operazione a Bangui, per il disarmo
delle milizie anti-Balaka, resesi colpevoli di violenze nei confronti dei musulmani.
Sulla situazione in Centrafrica, Lucas Duran ha raccolto telefonicamente la
testimonianza di suor Elianna, missionaria comboniana operante nel Paese:
R. – E’ in atto
anche un disarmo dei ribelli della Seleka, perché la maggior parte sono mercenari;
quindi, tutti i lori generali compreso l’ex presidente di transizione, non sono più
al potere. I francesi, con la forza dell’Unione Africana, stanno procedendo al disarmo
e all’individuazione di questi gruppi, perché gli stranieri escano e quelli che rimangono
possano essere - eventualmente - inseriti nell’esercito regolare.
D. - Però,
quanto conta la presenza attuale dei francesi, dei Paesi dell’Unione Africana e l’appoggio
da parte della Comunità internazionale, in particolare dell’Europa? Quanto conta per
questo periodo di pacificazione - come speriamo che sia - la presenza del contingente
francese, in particolare?
R. - Vorrei dire che la situazione attuale ha delle
origini legate alla Comunità internazionale, quindi è più che doveroso che questa
intervenga per cercare di riportare quel minimo di sicurezza che possa permettere
la ricostruzione dello Stato, perché ricordo che attualmente non esistente uno Stato:
non ci sono archivi, non c’è amministrazione, i funzionari sono partiti, l’esercito
è scappato, tutto è stato distrutto. Serve questo intervento, che purtroppo è arrivato
in ritardo, ma che per lo meno sta tamponando, cercando di riportare la sicurezza.
D.
- Quanto il discorso religioso rientra effettivamente nella situazione di tensione,
di difficoltà e di violenze che abbiamo raccontato in questi mesi?
R. - È davvero
una strumentalizzazione. Si utilizza questa differenza facendola diventare una contrapposizione.
Si sta cercando in tutti i modi di smentire, di far capire alle persone che non è
così.