Siria: si chiude senza risultati il secondo round di "Ginevra 2"
Si è concluso con un nulla di fatto il secondo round di colloqui a Ginevra tra le
delegazioni del governo siriano e le opposizioni, e senza che sia stata fissata una
data per un terzo giro di negoziati. Lo ha annunciato l'inviato dell’Onu per la Siria,
Lakhdar Brahimi. Dal canto suo, Barack Obama ha detto che valuterà nuove pressioni
sul regime di Assad, mentre gli attivisti siriani aggiornano a 140 mila morti il bilancio
di quasi tre anni di conflitto. Per un commento sull’esito dei colloqui, Marco
Guerra ha sentito Claudio Lo Jacono, direttore della rivista "Oriente Moderno":
R. – Nessuna
delle due parti ha fatto salti mortali per un’intesa, per una soluzione della vicenda:
è normale che i progressi siano minimi... Mi pare che sia il regime di Assad sia chi
gli si oppone, in realtà, non intenda arrivare ad una soluzione. Quale soluzione d’altra
parte? Una soluzione a metà non piace a nessuna delle due parti: Assad non vuole cedere
nulla del controllo dittatoriale che ha sul Paese e la parte avversa non vuole condividere
nulla con Assad, nulla con la sua cerchia. Per cui, mi sembra veramente improbabile
che si possano fare dei progressi. Ognuno vuole vincere sul campo. Assad vuole riconquistare
Aleppo, i suoi oppositori non vogliono questo e vogliono, anzi, allargare il raggio
di controllo del Paese, anche se la parte avversa ad Assad ha degli obiettivi strategici
poco omogenei. Questo, secondo me, è un po' la normale vicenda dei negoziati quasi
imposti dalla comunità internazionale ad Assad, e quasi imposti ai suoi oppositori.
D.
– Questi colloqui mirano veramente ad ottenere un risultato, o sono solo interlocutori
per fare incontrare le parti?
R. – Naturalmente, già è un punto importante
avere portato ad un tavolo di negoziato i due contendenti che non si vogliono riconoscere,
che si disconoscono continuamente. Il discorso è che i negoziati, poi, hanno bisogno
della volontà di raggiungere un risultato e questa volontà, al momento, mi sembra
che non ci sia.
D. – Brahimi è tornato a chiedere a Russia e Stati Uniti di
esercitare pressioni sulle parti …
R. – Sappiamo che Obama e molto di più la
Francia, avrebbero voluto un intervento militare: più si avvicina il tempo della fine
del mandato di Obama e meno diventa probabile questo intervento. E altrettanto, la
Russia non ha una grandissima voglia di disfarsi di Assad che è tenuto in piedi soltanto
dalla volontà della Russia di svolgere una politica strategica che non vuole certo
rinunciare ad uno dei pochi approdi nel Mediterraneo. Per questo, Mosca ha una scarsissima
volontà di accelerare una situazione che, tutto sommato, restando in stallo, le porta
più benefici che cose contrarie. Mi sembra, questa, una situazione veramente penosissima
per il popolo siriano.
D. – Con lo stallo, continueranno a parlare le armi
…
R. – Io credo che si trascinerà una lunga, strisciante guerra civile con
lutti, dolori, distruzioni senza che nessuna delle due parti sia in grado di prevalere
nettamente sull’altra. Qui non c’è nessun vincitore e solo uno sconfitto: il popolo
siriano.