Plenaria Educazione cattolica, mons. Zani: dialogo con le culture è essenziale
“L’educazione cattolica è una delle sfide più importanti della Chiesa”, soprattutto
in un momento come l’attuale, nel quale si avverte la necessità di una spinta decisiva
verso la nuova evangelizzazione. E’ uno dei passaggi centrali del discorso che Papa
Francesco ha rivolto giovedì mattina ai partecipanti alla plenaria della Congregazione
per l’Educazione Cattolica. Il Papa ha sottolineato in particolare ‘il valore del
dialogo nell’educazione’. Proprio su questo aspetto Fabio Colagrande ha intervistato
l’arcivescovo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione
Cattolica:
R. – E’ un tema
molto importante che è stato trattato già nelle due precedenti nostre assemblee plenarie.
A volte, il discorso del dialogo si sente meno a livello di comunità cristiana in
quanto tale. Ma nelle istituzioni dove, come scuola cattolica, ha il 90 per cento
di studenti che la frequentano e che non sono cristiani, non sono battezzati o sono
di altre religioni, è ovvio che il tema del dialogo si pone come una questione fondamentale
nell’educare stesso. Cioè, non si può educare se non ponendosi in dialogo, già laddove
tutti appartengono alla stessa religione, alla stessa cultura; quando poi questa diversità
viene ulteriormente marcata, enfatizzata, assolutizzata anche da appartenenze diverse,
culturali, religiose, confessionali, il tema del dialogo è fondamentale, è essenziale.
Quindi, per noi l’educazione al dialogo è veramente un passaggio essenziale, fondamentale
al dialogo, appunto per costruire una civiltà che è la civiltà dell’accoglienza e
della solidarietà. L’educazione in questo campo è fondamentale al dialogo, appunto
per costruire una civiltà che sia la civiltà dell’accoglienza e della solidarietà.
L’educazione in questo campo è fondamentale e il dialogo è lo strumento-base.
D.
– Quindi, l’educazione cattolica continua a mantenere un ruolo fondamentale, pur in
società che ormai sono caratterizzate da contesti sociali e culturali sempre più diversi?
R.
– Direi proprio di sì. Direi, anzi, che ancora di più oggi l’educazione cattolica
rimane un elemento fondamentale. Prova ne è che in questi anni abbiamo avuto un aumento
fortissimo di iscrizioni nelle scuole cattoliche, nelle università cattoliche: sono
fattori curiosi, a volte, in Paesi dove c’è una minoranza di cattolici. Penso al caso
della Thailandia che conta 350 mila cattolici, ma nelle scuole e nelle università
cattoliche abbiamo 450 mila persone: è un contrasto interessante, ma non è il caso
solo della Thailandia. Anche in Europa, in un contesto di laicizzazione, di secolarizzazione
come anche negli Stati Uniti, a volte diminuiscono i numeri delle scuole ma nella
scuola cattolica aumenta il numero degli iscritti. Per cui, c’è una domanda, una domanda
molto forte in una cultura come quella nostra, a volte confusa, a volte disorientata,
c’è un bisogno profondo, soprattutto da parte delle giovani generazioni oppure delle
famiglie che sono preoccupate per i propri figli, di dare loro elementi fondamentali
in base ai quali nella vita possono scegliere. Poi, questo, diventa – come Chiesa
– un dato ancora più forte e ce l’hanno detto i padri in questi giorni: la nuova evangelizzazione
non può non passare anche attraverso gli strumenti educativi, le istituzioni educative.
Questo è un punto essenziale.