Nuove prospettive di dialogo tra Sudan e Sud Sudan
Nuove prospettive di dialogo per la pace tra il Sudan e il Sud Sudan: dopo la ripesa
dei colloqui ad Addis Abeba, in Etiopia, si rinnovano infatti gli sforzi per una cooperazione
tra i governi dei due Paesi. Maura Pellegrini Rhao ha intervistato Anna
Bono, docente di Storia dei Paesi e delle Istituzioni africane all’università
di Torino:
R. – La gran
parte - il 75% - delle risorse petrolifere del Sudan, quando era un Paese unito, si
ritrovano nelle regioni del Sud che ora sono autonome, e quindi questo ha comportato
un’enorme perdita di risorse per il Sudan con capitale Khartoum. D’altra parte, però,
il nuovo Paese nato nel 2011, se vuole commercializzare i suoi prodotti petroliferi
per il momento deve servirsi degli oleodotti che portano il greggio nel Sudan del
Nord e di lì in tutto il mondo. Di questo ha approfittato Khartoum per esigere dei
dazi elevatissimi per far confluire ai terminali di Port Sudan il greggio del Sud.
Di qui, una serie di contenziosi che hanno comportato per circa un anno addirittura
la sospensione della produzione petrolifera, e questo ha provocato una crisi economica
in entrambi i Paesi. Successivi accordi hanno permesso la ripresa dell’attività petrolifera
ma sono accordi sul filo del rasoio perché entrambi i Paesi, nel frattempo, si trovano
a dover affrontare – proprio anche in conseguenza della crisi economica – crisi politiche,
crisi di potere che complicano e hanno complicato il quadro, soprattutto in questo
momento e da circa un paio di mesi, nel Sud del Sudan, dove forse un tentativo di
colpo di Stato, di sicuro una ribellione da parte di una componente importante del
governo, ha determinato una crisi prima politica e poi militare, tuttora in corso.
D.
– Quali sarebbero gli scenari futuri, se si giungesse ad un accordo?
R. – La
prospettiva più auspicabile è che da un lato sia Khartoum, sia Juba – le due capitali
– si rendano conto che è interesse prioritario raggiungere una maggiore cooperazione
sul piano economico, e quindi sfruttare queste immense risorse petrolifere a beneficio
di entrambi i Paesi. Il secondo punto, molto importante e decisivo, anzi, per il futuro
di entrambi i Paesi e dei rapporti tra entrambi i Paesi, è la questione dei movimenti
antigovernativi armati che attentano alla stabilità politica. Le accuse reciproche
che in questi due anni si sono rimbalzati i due Paesi, sono di aiutare i movimenti
antigovernativi l’uno dell’altro: accuse del tutto fondate. Le conseguenze del risultato
di cosa si è creato negli ultimi due anni sono, dal punto di vista umanitario, terribili:
i movimenti antigovernativi nel Sudan, forse appoggiati dal Sud Sudan, hanno portato
a più di un milione di sfollati e a emergenze umanitarie che si sono aggravate di
mese in mese; lo stesso si può dire per quel che riguarda il Sud Sudan con l’aggravante,
adesso, del conflitto che è scoppiato a livello governativo che poi si è esteso ed
è diventato un conflitto militare, tuttora in corso.