2014-02-14 08:31:32

Guerra in Siria: Usa e Russia al lavoro per sbloccare l’impasse a Ginevra


Siria: Stati Uniti e Russia hanno promesso il loro aiuto per sbloccare la situazione di impasse venutasi a creare alla Conferenza di pace di Ginevra, giunta al secondo round negoziale. Ad annunciarlo il mediatore dell'Onu, Lakhdar Brahimi, dopo una riunione con i rappresentanti di Mosca e Washington. Sul terreno, intanto, è ancora violenza. Pesanti bombardamenti si registrano al confine con il Libano, dove oggi ricorre il nono anniversario dell’uccisione dell’ex premier Rafīq al-Hariri. Massimiliano Menichetti ha raggiunto a Tripoli, Misbah al Ahdab, presidente del movimento Moderazione Civile:RealAudioMP3

R. – Sicuramente, l’assassinio del presidente Hariri è stato un momento cruciale nella nuova politica libanese, perché in questi nove anni c’è stata una serie di assassinii e Hezbollah è stato maggiormente capace di riempire il vuoto lasciato dopo l’assassinio di Hariri. E poi, con quello che è incominciato nella regione – in Siria – tre anni fa, tutta la gestione delle istituzioni libanesi è controllata ed usata per appoggiare il regime in Siria: e questo è normale perché per 40 anni i servizi siriani sono stati capaci di introdurre in tutti i posti importanti dell’amministrazione libanese persone fedeli ad essi.

D. – Spesso si dice: il problema in Libano è che ci sono scontri tra alawiti e sunniti. Però, così non è?

R. – No, sicuramente non è. Viviamo un problema del controllo delle istituzioni libanesi, per appoggiare il regime in Siria. Da una parte c’è un fronte con Iran, Hezbollah e regime siriano, dall’altra parte c’è uno scontro tra Iran e Paesi del Golfo, sicuramente. Adesso si parla di fare un intervento da parte dello Stato, distruggendo intere zone del Libano: un po’ quello che abbiamo visto fare a Quseir. Sotto l’alibi che c’erano gruppi armati, hanno distrutto una città intera …

D. – In Libano, non si trova un accordo per il nuovo governo: perché?

R. – Un accordo per il nuovo governo non si fa perché un accordo su come gestire il Paese non esiste ancora.

D. – E in più, per Hezbollah bisogna accettare questa dichiarazione in cui, di fatto, si riconoscono i propri combattenti, mentre gli altri sono terroristi …

R. – Hezbollah cerca di imporre questa dichiarazione a tutti i gruppi politici. La dichiarazione è la seguente: qualsiasi persona riconosciuta resistente, dunque un paramilitare riconosciuto dalla parte di Hezbollah, non può essere arrestato, e qualsiasi altra persona che venga trovata con una pistola, se non è riconosciuta dalla parte di Hezbollah come resistente, diventa terrorista. Hezbollah vuole quello che qui chiamano "il popolo, l’esercito e la resistenza". La domanda è la seguente: vogliamo uno Stato che vieta le armi che non sono legali, o vogliamo accettare gruppi paramilitari?

D. – Come vive la popolazione libanese il conflitto in Siria?

R. – Pensiamo sinceramente che ci sia la possibilità di poter dissociare il Libano da quello che sta succedendo in Siria, però Hezbollah cerca di usare tutte le istituzioni per appoggiare il proprio intervento in Siria, e questo lo fa per salvare Assad.

D. – A fronte di questa situazione, la pace è possibile?

R. – Ma sicuramente! Dopo il caos c’è sempre un compromesso: bisogna solamente sapere se il compromesso sarà un compromesso intelligente, che potrà proteggere tutte le minoranze, tutti i civili in questa parte del mondo, o se vogliamo fare un compromesso per cercare di creare una radicalizzazione a lungo termine, che non esiste adesso perché – sinceramente – non c’è il tessuto sociale pronto a farlo. La storia islamica di questa parte del mondo è “sufi”, non è “salafita” …

Ultimo aggiornamento: 14 febbraio







All the contents on this site are copyrighted ©.