Sudafrica. 20 anni di democrazia: per i vescovi servono trasparenza e responsabilità
Il Sudafrica ha celebrare, ieri, il 20.mo anniversario dell’istituzione della democrazia.
Una giornata che è stata marcata dal discorso del presidente Zuma sullo stato dell’unione
e che si è inserita tra due date importanti: la morte dell’ex presidente Nelson Mandela,
leader della lotta all’apartheid, scomparso il 5 dicembre, e le elezioni generali
programmate per il 7 maggio prossimo. In questo contesto, la Chiesa non ha mancato
di far sentire la propria voce: la Conferenza episcopale ha infatti diffuso un messaggio,
scritto insieme ai responsabili per la Vita consacrata. Il documento, intitolato “20
anni di democrazia. Il popolo di Dio e tutti gli uomini di buona volontà”, sottolinea
il valore del processo democratico, definito “un tesoro”, grazie al quale si sono
potuti promuovere “i diritti di tutti”, e restaurare “la dignità della maggioranza
della popolazione, negata dall’apartheid”. I presuli, inoltre, elogiano “il miglioramento
delle condizioni di vita della popolazione apportato dalla democrazia” e riscontrabile
nello sviluppo delle infrastrutture e dei servizi forniti dallo Stato, così come nell’attenzione
alla situazione sociale. Tuttavia, a due decenni dall’inizio del processo democratico,
il Sudafrica – notano i vescovi – non conta solo le luci, ma anche le ombre: “Molte
persone vivono ancora in condizioni intollerabili”, scrivono i presuli, denunciando
lo scarso valore che viene dato alla vita umana, la presenza di atteggiamenti e comportamenti
razzisti, “l’orrore degli abusi su minori e anziani, i rapimenti e le violenze domestiche”.
Di qui, l’esortazione a “ricostruire il Paese secondo i valori del Vangelo”, lavorando
“tutti insieme allo sradicamento dei crimini, del traffico di droga e della tratta
di esseri umani” per rendere il Sud Africa “ospitale e bandire così la xenofobia ed
il razzismo”. Due i principi ai quali fare riferimento, affermano ancora i vescovi
sudafricani, ovvero “trasparenza e responsabilità”. “Dobbiamo essere in grado – scrivono
– di considerarci responsabili gli uni con gli altri della nostra libertà e dell’uso
delle risorse del nostro Paese”. Altrettanto senso di responsabilità viene richiesto
alle forze dell’ordine, affinché “combattano il crimine”; agli insegnanti “perché
formino i loro alunni”; ai genitori “così che amino e abbiano cura dei loro figli”,
e ai sacerdoti e religiosi affinché provvedano “alla crescita spirituale della popolazione”.
Il tutto nell’ottica “della dignità e del rispetto reciproco”. Il processo democratico,
ribadisce ancora la Conferenza episcopale, non riguarda solo i leader politici, ma
“richiede il coinvolgimento di ciascuno affinché dia il suo contributo, anche grazie
alle associazioni civili ed ecclesiali”. Infine, i vescovi invitano a rendere grazie
a Dio “per il prezioso dono della democrazia” ed a pregare per il Paese. (A cura
di Isabella Piro)