Scuole cattoliche, il Papa: far incontrare l'identità con le diverse anime del mondo
L’educazione è una delle sfide più importanti per la Chiesa. E’ quanto sottolineato
da Papa Francesco, nell’udienza di ieri, alla Congregazione per l’Educazione Cattolica
in occasione della plenaria del dicastero. Il Papa ha messo l’accento sul valore del
dialogo nelle istituzioni educative cattoliche ed ha ribadito che i giovani hanno
bisogno di valori “non solo enunciati, ma testimoniati”. “Educare – ha detto – è un
atto d’amore”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Un grande
cantiere aperto”, “una delle sfide più importanti della Chiesa”. Papa Francesco ha
sintetizzato, così, la centralità dell’educazione in “un contesto storico e culturale
– ha rilevato – in costante trasformazione”. Quindi, dopo aver messo l’accento sul
binomio educazione-evangelizzazione, si è soffermato su tre aspetti a partire dal
“valore del dialogo nell’educazione”, anche considerando che le scuole cattoliche
sono frequentate da studenti non cristiani e anche non credenti:
“A tutti
le istituzioni educative cattoliche offrono una proposta educativa che mira allo sviluppo
integrale della persona e che risponde al diritto di tutti di accedere al sapere e
alla conoscenza. Ma a tutti ugualmente sono chiamate ad offrire, con pieno rispetto
della libertà di ciascuno e dei metodi propri dell’ambiente scolastico, la proposta
cristiana, cioè Gesù Cristo come senso della vita, del cosmo e della storia”.
Il
Papa ha rammentato che Gesù annunciò la buona novella nella “Galilea delle genti”,
“crocevia di persone diverse per razza, cultura e religione”. Un contesto, ha osservato,
che “assomiglia per certi versi al mondo di oggi”. Al tempo stesso, ha affermato che
gli attuali “profondi cambiamenti” domandano agli educatori di confrontarsi e dialogare
“con una fedeltà coraggiosa e innovativa che sappia far incontrare l’identità cattolica
con le diverse anime della società multiculturale”. Il secondo aspetto evidenziato
è stata la “preparazione qualificata dei formatori” annotando a braccio che su questo
"non si può improvvisare". Papa Francesco ha affermato che “l’educazione è rivolta
ad una generazione che cambia, e che quindi ogni educatore – e tutta la Chiesa
che è madre educatrice – è chiamato a cambiare, nel senso di saper comunicare
con i giovani che ha di fronte”:
“Educare è un atto d’amore, è dare vita.
E l’amore è esigente, chiede di impegnare le migliori risorse, di risvegliare la passione
e mettersi in cammino con pazienza insieme ai giovani. L’educatore nelle scuole cattoliche
dev’essere anzitutto molto competente, qualificato, e al tempo stesso ricco di umanità,
capace di stare in mezzo ai giovani con stile pedagogico, per promuovere la loro crescita
umana e spirituale”.
“I giovani – ha detto ancora – hanno bisogno di qualità
dell’insegnamento e insieme di valori, non solo enunciati, ma testimoniati”. “La coerenza
– ha ammonito – è un fattore indispensabile nell’educazione dei giovani”. “Non si
può far crescere, non si può educare senza coerenza”, servono, ha detto, “coerenza,
testimonianza”. Per questo, ha affermato, “l’educatore ha bisogno egli stesso di una
formazione permanente”. Occorre, è stata la sua esortazione, “investire affinché docenti
e dirigenti possano mantenere alta la loro professionalità e anche la loro fede e
la forza delle loro motivazioni spirituali”. Il Papa ha così suggerito “la necessità
dei ritiri e degli esercizi spirituali per gli educatori”:
“E’ bello fare
corsi di questo, di quello, ma anche è necessario fare questi corsi di esercizi spirituali,
ritiri per pregare! Perché la coerenza è uno sforzo, ma soprattutto è un dono e una
grazia. E dobbiamo chiederla!”.
Infine, il Pontefice si è soffermato sulle
“istituzioni educative”, cioè scuole e Università cattoliche ed ecclesiastiche. Sparse
in tutto il mondo, queste istituzioni, ha detto, hanno la “responsabilità di esprimere
una presenza viva del Vangelo nel campo dell’educazione, della scienza e della cultura”:
“Occorre
che le istituzioni accademiche cattoliche non si isolino dal mondo, ma sappiano entrare
con coraggio nell’areopago delle culture attuali e porsi in dialogo, consapevoli del
dono che hanno da offrire a tutti”.
In questo cantiere aperto, ha concluso
il Papa, “occorre incentivare ulteriormente” l’impegno educativo della Chiesa cattolica
“a tutti i livelli e rinnovare il compito di tutti i soggetti che vi sono impegnati,
nella prospettiva della nuova evangelizzazione”.