2014-02-13 12:44:04

Myanmar: l'opera della Caritas per i poveri e gli esclusi


La Caritas in Myanmar, detta in lingua locale “Karuna” (che significa “compassione”) “è al servizio dei poveri e degli esclusi fin dai tempi bui della dittatura e dell’oppressione, quando fare del bene era considerata attività sovversiva”: lo ha detto mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, intervenuto alla riunione, in corso nella città birmana, che raccoglie membri di tutta la “famiglia della Caritas” da tutte le diocesi del Paese. Nell’incontro, come riferito all'agenzia Fides, “Karuna” fa il punto del suo impegno e programma il futuro. “Vorrei che questo ‘esercito di compassione’ consegua una grande vittoria contro la povertà e la sofferenza umana” ha detto mons. Bo, esortando i delegati presenti ed elogiando il processo di registrazione e il riconoscimento ufficiale dell’organizzazione, quasi concluso con esito positivo. Nella nota inviata dall’arcivescovo a Fides, si ricordano i tempi in cui “i cristiani erano trattati come criminali perchè aiutavano i poveri”. L’arcivescovo parla ora di “luminosa speranza” per le prospettive future, in un Paese in rapido cambiamento. Mons. Bo rimarca che, nella nuova fase che vive il Paese, il rischio è che non tutti possano godere della prosperità: “Per questo occorre continuare ad alzare la voce contro l'ingiustizia, la povertà, contro l'accaparramento delle terre, gli abusi compiuti sulle minoranze” nota. “Questo Paese nel 1950 era fra i Paesi più ricchi del sudest asiatico. Ora siamo uno dei Paesi meno sviluppati, con il più alto tasso di mortalità materna e di abbandono scolastico nel sudest asiatico”, afferma, aggiungendo: “Siamo un Paese che scarseggia non di risorse ma di giustizia”. L’arcivescovo cita milioni di poveri, esclusi, emarginati, sfollati interni, vittime di mafia e droga. “Sono tutti fratelli in cui Cristo si fa presente, che Karuna è chiamata a raggiungere, soccorrere, confortare, sostenere. Senza paura e, in sintonia con Papa Francesco, invitando ogni cristiano a ‘farsi prossimo’ per tutte le persone ferite”. (R.P.)







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