Udienza generale. Il Papa: chi vive l'Eucaristia aiuta il prossimo e cerca il perdono
di Dio
Un cristiano che viva realmente la Messa non può non preoccuparsi di chi ha bisogno
di aiuto. Lo ha affermato Papa Francesco all’udienza generale di ieri mattina in Piazza
San Pietro, davanti a circa 30 mila persone. E un altro criterio di autenticità, ha
aggiunto il Papa, riguarda la volontà di sentirsi bisognosi del perdono di Dio e pronti
a perdonare gli altri. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La Messa non
è cosa per cristiani da salotto. Un rito sociale da officiare a cadenza settimanale,
dove si va a incontrare gli amici invece che Gesù, e che non accende nel cuore nessun
desiderio di spezzare il pane che si è ricevuto con chi non ha cibo né per il corpo
né per l’anima. La catechesi del mercoledì di Papa Francesco è, come spesso accade,
una luce che va a caccia delle piccole e grandi ipocrisie che si annidano nella vita
cristiana. L’argomento, come la settimana scorsa, è sempre il Sacramento della Eucaristia,
ma visto dal versante pratico di quei tre “segnali” che, afferma il Papa, “ci dicono
se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene”. Primo “indizio”, spiega,
è “il nostro modo di guardare e considerare gli altri”, se cioè simile o meno all’atteggiamento
di Gesù, che amava stare con le persone e “condividere” i loro desideri o problemi:
“Io
che vado a Messa come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare
per coloro che hanno questi problemi? O sono un po’ indifferente? O forse mi preoccupo
di chiacchierare: ‘Hai visto come era vestita quella o come è vestito quello’?… Alle
volte, si fa questo dopo la Messa o no? Si fa! E quello non si deve fare! Dobbiamo
preoccuparci per i nostri fratelli e sorelle che hanno un bisogno, una malattia, un
problema”.
E la concretezza di Papa Francesco individua subito, tra le
tante, un paio di categorie di persone che certamente hanno bisogno di aiuto:
“Pensiamo
- ci farà bene oggi! – a questi fratelli e sorelle che hanno oggi problemi qui a Roma,
problemi per la pioggia, per questa tragedia della pioggia, e problemi sociali del
lavoro e chiediamo a Gesù, a questo Gesù che noi riceviamo nell’Eucaristia, che ci
aiuti ad aiutarli".
Secondo indizio, il perdono. Si va a Messa, afferma
il Papa, per la grazia “di sentirsi perdonati e pronti a perdonare”. L’Eucaristia
non è la liturgia per chi si “ritiene o vuole apparire migliore degli altri”, ma di
chi ha bisogno “di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio”:
“Se
ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore,
ma meglio che non vada a Messa! Perché noi andiamo a Messa perché siamo peccatori
e vogliamo ricevere il perdono di Gesù, partecipare alla sua redenzione, al suo perdono.
Quel ‘Confesso’ che diciamo all’inizio non è un ‘pro forma’, è un vero atto di penitenza!
Io sono peccatore e confesso! Così inizia la Messa”.
Terzo e ultimo segnale,
avverte Papa Francesco, riguarda il rapporto tra la celebrazione eucaristica e “la
vita delle nostre comunità cristiane”. L’Eucaristia, ripete, è un dono, “un’azione
di Cristo”, non una commemorazione umana di ciò che Lui ha fatto. Quindi, è dall’Eucaristia
che sgorga “la missione e l’identità stessa della Chiesa”, il che comporta una responsabilità:
“Una
celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima,
ma se non ci conduce all’incontro con Gesù, rischia di non portare alcun nutrimento
al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole
entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità
cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita: questa coerenza tra liturgia e vita”.
Al
momento dei saluti, affettuoso e ammirato è stato il saluto rivolto, tra gli altri,
da Papa Francesco al cardinale Miloslav Vlk, definito “vecchio lottatore e difensore
della fede nella Repubblica Ceca”, presente in questi giorni a Roma per la visita
ad Limina dell’episcopato del suo Paese. E sempre con lo sguardo rivolto alla
fede dei popoli slavi, il Papa ha terminato l’udienza generale parlando dell’imminente
festa liturgica dei Patroni d’Europa, i Santi Cirillo e Metodio, che dell’area slava
furono primi evangelizzatori, auspicando che la loro testimonianza aiuti i giovani
“a diventare in ogni ambiente discepoli missionari”, incoraggi gli ammalati a offrire
le sofferenze “per la conversione dei peccatori” e sia di esempio ai nuovi sposi nel
fare del Vangelo la “regola fondamentale” della vita familiare.