2014-02-12 14:22:38

Siria: 100 morti ad Hama. La Caritas: corridoi umanitari sono obiettivi politici


Sempre difficile la situazione in Siria. L’osservatorio per i diritti umani denuncia un record dall’inizio della rivolta: almeno 5 mila morti nel giro di 3 settimane, cioè dall’apertura di Ginevra 2. Si tratta dei negoziati di pace che proseguono senza avanzamenti nella città elvetica. L’opposizione ha presentato ier lai proposta di transizione politica nel Paese, mentre secondo il regime la questione della lotta al terrorismo è prioritaria rispetto a qualsiasi altro tema relativo al conflitto. Sul terreno, invece, dopo la sospensione di martedì, ad Homs sono riprese le operazioni di evacuazione dei civili e la consegna di viveri. Secondo l’Onu da venerdì 1.400 persone hanno abbandonato la città. Per un’analisi della drammatica situazione umanitaria, Marco Guerra ha sentito Silvio Tessari, responsabile dell’ufficio per il Medio Oriente di Caritas Italia:RealAudioMP3

R. - L’analisi che confermiamo è questa: è una situazione che si deteriora sempre più per la semplice ragione che non ci sono soluzioni in vista, come mi diceva il direttore della Caritas Siria. C’è un andamento a "onde", per così dire, cioè ci sono dei giorni in cui la situazione sembra più calma, con poche automobili che escono dalla Siria, e altri invece in cui ci sono autobus pieni di gente che scappa proprio perché i focolai sono a macchie di leopardo. Per cui, abbiamo il paradosso: alcune zone sono così tranquille che la vita è quasi normale e altre zone in cui la situazione è orribile, questo è ciò che ci riferiscono. A Homs, in particolare, c’era gente che cominciava essere vicina a morire per la fame.

D. - Perché l’evacuazione a Homs sta procedendo così lentamente?

R. - Il centro storico di Homs è stato assediato per molti mesi. Il fatto che adesso ci sia una specie di corridoio che permetta di entrare nella città vecchia è però una strada di potere in più. E quindi questa viene vista come possibilità di acquistare maggior potere da entrambe le parti, sia dal governo che dalle opposizioni. Morale: non si sa esattamente a chi vadano gli aiuti. Questo è ciò che mi è stato detto. Il corridoio umanitario diventa una possibile di preda, no? Di viveri, di beni di prima necessità, e ogni parte ha interesse ad appropriarsene. Ecco perché non è facile che questi corridoi funzionino veramente e che la gente esca veramente, perché non tutti sono d’accordo su chi debba uscire prima. È addirittura un’occasione ulteriore di conflitto.

D. - Non solo Homs, la Siria è tutta un focolaio. Quali sono le situazioni più critiche?

R. - I conflitti più evidenti si riaccendono a momenti. Indubbiamente, la zona di Homs rimane la più critica, ma poi anche il nord, alcune zone di Aleppo… É una situazione che varia: ad esempio, al sud la situazione è più tranquilla, ma non ci si può mai aspettare un comportamento normale.

D. - Al terzo giorno di colloqui del secondo round di "Ginevra 2" non emergono risultati positivi. Voi che cosa chiedete alla parti e alla comunità internazionale che sta negoziando?

R. - Il commento dopo "Ginevra 2" da parte della Caritas Siria è proprio riassunto in tre parole: niente di speciale. Ginevra non ha praticamente avuto nessun effetto neanche di speranza, di prospettiva positiva per la popolazione locale, che naturalmente vede la situazione da questo punto di vista: finché le parti in conflitto non si mettono d’accordo, per noi sarà sempre peggio. Ci sono già diversi milioni di profughi all’estero, quattro milioni di sfollati interni. Quindi, per i prossimi mesi, se veramente non cambia l’impatto che la Comunità internazionale può avere sulle parti in conflitto, dobbiamo aspettarci ulteriori migliaia e migliaia di profughi che verranno prima nei Paesi vicini e poi anche altrove.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio







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