Oltre 20 mila fidanzati domani dal Papa. Mons. Paglia: giovani controcorrente che
desiderano amare "per sempre"
Più di 20mila fidanzati provenienti da 28 Paesi si ritroveranno domani, 14 febbraio
in Piazza San Pietro per incontrare Papa Francesco. L’evento, promosso dal Pontificio
Consiglio per la Famiglia, inizierà alle 11 e sarà coronato dal dialogo che i fidanzati
potranno instaurare con il Papa. L’udienza si concluderà con una preghiera appositamente
composta per questa occasione. Sarà possibile seguire l'incontro in diretta sulla
Radio Vaticana. Secondo mons. Vincenzo Paglia, presidente del dicastero per la famiglia,
“il successo numerico dell’iniziativa, assolutamente imprevedibile solo tre settimane,
fa mostra che ci sono giovani controcorrente che desiderano che il loro amore duri
per sempre e sia benedetto da Dio, anche se il mondo in cui vivono non crede che i
legami durino in eterno e che è bene che ciascuno pensi a se stesso”. Stefano Leszczynski
ha intervistato lo stesso mons. Vincenzo Paglia:
R. – Io credo
sia importante cogliere che c’è un desiderio profondo di edificare una famiglia, di
affrontare insieme il futuro in un mondo nel quale - spesso ormai - si crede che sia
impossibile, troppo difficile oppure che ci si debba sposare quando tutti i problemi
sono risolti, perdendo quindi quel sogno di costruire assieme un futuro per sé e per
i propri figli.
D. – La Chiesa dà una grande importanza ai fidanzati: è un
interessamento per la famiglia in divenire o c’è un significato particolare nel seguire
così attentamente i fidanzati?
R. – Io credo che sia una grande conquista di
questi anni, di questi decenni l’aver "inventato" questo percorso di preparazione
al matrimonio, perché quelli che vengono partecipano tutti ai corsi cosiddetti prematrimoniali.
Certo bisogna perfezionarli, bisogna poi soprattutto accompagnarli dopo la celebrazione
del matrimonio. Ma non c’è dubbio che in un mondo cosiddetto liquido – liquido vuol
dire che i sentimenti vanno e vengono, perché poi alla fine sono sentimenti egocentrici
– l’amore vuol dire costruzione, vuol dire passione comune, vuol dire anche fatica.
Ecco perché è importante che la Chiesa ponga attenzione a questo momento della vita,
perché è il momento nel quale si gettano le fondamenta: e una casa se è ben fondata,
resiste alle intemperie, che inevitabilmente avverranno nel corso degli anni.
D.
– Ci sono tanti episodi di violenza, tanti episodi di maltrattamento. Cos’è che manca
nella società per garantire un sano rapporto tra uomo e donna, soprattutto nella vita
familiare?
R. – C’è bisogno di riscoprire in un mondo individualista un amore
che è definito non dall’affetto per sé, ma dal voler bene o meglio dal volere il bene
dell’altro prima che quello di se stessi. In questo senso, una società che spinge
troppo l’acceleratore sull’individualismo è una società che porta alla crudeltà, alla
cattiveria. In questo senso la pastorale familiare o meglio l’educazione all’amore
richiede ben altro di quello che si sta facendo in questo tempo, nel quale anche solo
attraverso i messaggini si spingono ragazzine di 14 anni a suicidarsi… Io credo che
dobbiamo essere molto, molto, molto pensosi a non scambiare l’amore per un sentimentalismo
egocentrico.
D. – Verrà anche letta una nuova preghiera, espressamente scritta
per questo avvenimento. C’è un passaggio che la colpisce particolarmente o che lei
ritiene di dover rimarcare in questa preghiera?
R. – Un passaggio che io vorrei
sottolineare è quando si chiede allo Spirito Santo di accendere in noi la passione
per il Regno, il coraggio di scelte grandi e impegnative e la sapienza della tenerezza
e del perdono. Questo passaggio della preghiera mi pare – come dire - un programma
di come vivere il tempo del fidanzamento per fondare la casa sulla roccia dell’amore,
che tutti sono invitati ovviamente ad edificare, a costruire.