2014-02-12 13:22:27

Centrafrica: Amnesty denuncia violenze degli anti-Balaka. Ponte aereo del Pam per aiuti alimentari


Sempre più grave la crisi in Repubblica Centrafricana, teatro da quasi un anno di sanguinose violenze commesse prima dai ribelli Seleka - che nel marzo 2013 hanno portato al potere il loro leader, Michel Djotodia, dimessosi poi il mese scorso - ed ora dalle milizie anti-Balaka. Il Programma Alimentare Mondiale (Pam) ha lanciato un ponte aereo tra Douala, in Camerun, e Bangui per portare cibo ad almeno 150mila persone nelle prossime settimane, ma l’emergenza alimentare nella zona – secondo l’Onu – riguarda almeno un milione e 300mila persone. Ad aggravare il quadro, la denuncia di Amnesty International, con un rapporto pubblicato ieri: le forze internazionali schierate in Repubblica Centrafricana, si legge, “non sono riuscite a impedire” gli attacchi delle milizie anti-Balaka condotti nel tentativo di “pulizia etnica nei confronti dei musulmani”, soprattutto nella parte occidentale del Paese. Ce ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International-Italia, intervistato da Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. - Certamente è una pulizia etnica massiccia, con omicidi settari ed una violenza senza fine che oltre settemila soldati della forza internazionale di peacekeeping non riescono a fermare. I peacekeeper si trovano nella capitale Bangui e in altre zone a nord e a sud-ovest della città, ma le milizie anti-Balaka che stanno perseguitando la comunità musulmana sono soprattutto nell’ovest del Paese dove le forze internazionali non ci sono.

D. - Le milizie anti-Balaka controllano molte zone del Paese precedentemente nelle mani delle forze Seleka, le quali a loro volta avevano preso il potere con la forza nel marzo scorso, macchiandosi di violenze contro i non musulmani. Quindi siamo di fronte a un degenerare della violenza?

R. - Possiamo chiamarlo il secondo tempo della violenza, perché quando le forze Seleka hanno preso il potere poi si sono rese responsabili per mesi e mesi - fino a quando non sono arrivati i peacekeeper, a dicembre - di violenze nei confronti delle comunità cristiane. Questo è il secondo tempo della violenza, la rappresaglia.

D. - Sulla stampa internazionale si legge di violenze che vengono generalizzate in attacchi delle milizie anti-Balaka, etichettate come cristiane, e attacchi dei ribelli Seleka, a maggioranza musulmana. Testimonianze sul posto riferiscono però che si tratta di giochi di potere…

R. - Non c’è dubbio che siano giochi di potere, perché è evidente che le forze Seleka, che erano a predominanza musulmana, hanno preso il potere cacciando l’ex presidente Bozizé, il quale per fedeltà etnica e geografica ha promosso la costituzione di queste forze anti-Balaka. Su questa divisione politica si è innestato un conflitto molto forte. Nel marzo 2013, è stata la prima volta nel Paese di un presidente musulmano e questo ha prodotto un acuirsi delle divisioni. Il risultato è un Paese nel quale l’odio e il sospetto sono ormai profondi. Ci vorranno anni per superare questa fase.

D. - Quindi Amnesty International cosa chiede alla comunità nazionale?

R. - Bisogna prendere il controllo delle forze anti-Balaka, riportarle sotto quel minimo di potere che c’è, punire i mandanti della violenza oltre che i responsabili, e distribuire i soldati francesi e quelli dell’Unione africana nel Paese in modo razionale.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio







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