Centrafrica: Amnesty denuncia violenze degli anti-Balaka. Ponte aereo del Pam per
aiuti alimentari
Sempre più grave la crisi in Repubblica Centrafricana, teatro da quasi un anno di
sanguinose violenze commesse prima dai ribelli Seleka - che nel marzo 2013 hanno portato
al potere il loro leader, Michel Djotodia, dimessosi poi il mese scorso - ed ora dalle
milizie anti-Balaka. Il Programma Alimentare Mondiale (Pam) ha lanciato un ponte aereo
tra Douala, in Camerun, e Bangui per portare cibo ad almeno 150mila persone nelle
prossime settimane, ma l’emergenza alimentare nella zona – secondo l’Onu – riguarda
almeno un milione e 300mila persone. Ad aggravare il quadro, la denuncia di Amnesty
International, con un rapporto pubblicato ieri: le forze internazionali schierate
in Repubblica Centrafricana, si legge, “non sono riuscite a impedire” gli attacchi
delle milizie anti-Balaka condotti nel tentativo di “pulizia etnica nei confronti
dei musulmani”, soprattutto nella parte occidentale del Paese. Ce ne parla Riccardo
Noury, portavoce di Amnesty International-Italia, intervistato da Giada Aquilino:
R. - Certamente
è una pulizia etnica massiccia, con omicidi settari ed una violenza senza fine che
oltre settemila soldati della forza internazionale di peacekeeping non riescono a
fermare. I peacekeeper si trovano nella capitale Bangui e in altre zone a nord e a
sud-ovest della città, ma le milizie anti-Balaka che stanno perseguitando la comunità
musulmana sono soprattutto nell’ovest del Paese dove le forze internazionali non ci
sono.
D. - Le milizie anti-Balaka controllano molte zone del Paese precedentemente
nelle mani delle forze Seleka, le quali a loro volta avevano preso il potere con la
forza nel marzo scorso, macchiandosi di violenze contro i non musulmani. Quindi siamo
di fronte a un degenerare della violenza?
R. - Possiamo chiamarlo il secondo
tempo della violenza, perché quando le forze Seleka hanno preso il potere poi si sono
rese responsabili per mesi e mesi - fino a quando non sono arrivati i peacekeeper,
a dicembre - di violenze nei confronti delle comunità cristiane. Questo è il secondo
tempo della violenza, la rappresaglia.
D. - Sulla stampa internazionale si
legge di violenze che vengono generalizzate in attacchi delle milizie anti-Balaka,
etichettate come cristiane, e attacchi dei ribelli Seleka, a maggioranza musulmana.
Testimonianze sul posto riferiscono però che si tratta di giochi di potere…
R.
- Non c’è dubbio che siano giochi di potere, perché è evidente che le forze Seleka,
che erano a predominanza musulmana, hanno preso il potere cacciando l’ex presidente
Bozizé, il quale per fedeltà etnica e geografica ha promosso la costituzione di queste
forze anti-Balaka. Su questa divisione politica si è innestato un conflitto molto
forte. Nel marzo 2013, è stata la prima volta nel Paese di un presidente musulmano
e questo ha prodotto un acuirsi delle divisioni. Il risultato è un Paese nel quale
l’odio e il sospetto sono ormai profondi. Ci vorranno anni per superare questa fase.
D.
- Quindi Amnesty International cosa chiede alla comunità nazionale?
R. - Bisogna
prendere il controllo delle forze anti-Balaka, riportarle sotto quel minimo di potere
che c’è, punire i mandanti della violenza oltre che i responsabili, e distribuire
i soldati francesi e quelli dell’Unione africana nel Paese in modo razionale.