2014-02-11 12:02:13

Siria: a Ginevra colloqui diretti governo-ribelli. Le divergenze rimangono


I colloqui sul futuro della Siria sono ripresi questa mattina a Ginevra, dove il mediatore Lakhdar Brahimi ha ricevuto tutti i rappresentanti governativi di Damasco e dell’opposizione siriana al Palais des Nations. Per la prima volta dall’inizio degli incontri - riporta l'agenzia Misna - le due delegazioni si sono riunite insieme a Brahimi, rappresentante speciale di Onu e lega Araba, che aveva finora fatto da spola tra l’una e l’altra. Entrambe le parti hanno accettato l’applicazione del comunicato finale della conferenza di ‘Ginevra 1’ ma mentre Damasco vuole ottenere come prima cosa la cessazione delle ostilità, l’opposizione ritiene prioritaria la creazione di un governo di transizione . Nel pomeriggio, Brahimi incontrerà il vicesegretario di Stato americano per gli Affari politici Wendy Sherman e il vice ministro degli Esteri russo Gennady Gatilov. Sul terreno, intanto, non si fermano i combattimenti e gli episodi di violenza: ieri il vice ministro degli Esteri siriano Faysal Miqdad ha detto che 50 persone, tra cui donne e bambini sarebbero state uccise in un massacro compiuto da “terroristi”. Miqdad sembrava riferirsi ad un massacro a Maan, in provincia di Hama, che secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani – Organizzazione non governativa basata a Londra ma con una fitta rete di contatti in Siria – ha provocato almeno 21 morti.

Sui negoziati di Pace per la Siria che si stanno svolgendo a Ginevra Massimiliano Menichetti
ha raccolto il commento di
Maurizio Simoncelli
di Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Si rischia che possa impantanarsi fin dall’inizio, un’ipotesi di un governo di transizione. A mio avviso il primo passo fondamentale, e forse fattibile, è quello di puntare ad una pausa nei combattimenti. Questo potrebbe dare qualche speranza per una trattativa che non sia condizionata dalle notizie continue di morti e feriti per bombardamenti o per fame, le ultime notizie parlavano appunto di 136 mila morti in questo terribile conflitto, nonché di milioni di persone che continuano a fuggire dalla Siria.

D. – Il mediatore Brahimi ha intenzione di incontrare le delegazioni separatamente per i prossimi due giorni …

R – E’ una metodologia negoziale che permette di far sì che due delegazioni, che altrimenti si scontrerebbero immediatamente, invece possano incominciare a ragionare con un mediatore che appunto è terzo, rispetto a questo conflitto; Brahimi potrebbe svolgere un ruolo fondamentale per arrivare ad un’ipotesi di accordo, almeno su alcuni punti minimali.

D. – La Francia ed altri Paesi premono affinché siano aperti dei corridoi umanitari: secondo lei, è percorribile questa strada?

R. – E’ un nodo da affrontare, perché da Homs a Damasco e a tante altre zone, nel conflitto ci vanno di mezzo i civili. Questo mi sembra fondamentale. Poi, l’incarico di chi lo possa sorvegliare, evidentemente, dev’essere dato dalle Nazioni Unite a rappresentanti delle Nazioni Unite, perché certamente non può essere sorvegliato da una delle due parti in causa.

D. – Anche perché assistiamo a scontri anche all’interno dei gruppi di rivoltosi …

R. – Questo è uno dei grandi problemi di questa trattativa, perché all’interno dei ribelli noi assistiamo a posizioni le più variegate: da quelli che avevano iniziato la rivolta ad al Qaeda e così via. E questa, tra l’altro, è una delle preoccupazioni della comunità internazionale.

D. – L’Arabia Saudita invoca un vertice d’emergenza in sede Onu proprio sulla Siria; alcuni osservatori ribadiscono che questa richiesta mostra un po’ la debolezza di “Ginevra 2” …

R. – Certamente: si indica chiaramente che non si ha fiducia in questo negoziato, e dato che l’Arabia Saudita è strettamente legata a tutta l’area di crisi, come per altri versi l’Iran, un intervento del genere vuol dire sostanzialmente sfiduciare un po’ l’azione di Brahimi.

D. – Allo stato attuale, quindi, bisogna soltanto aspettare?

R. – Assolutamente sì. Sperando che Brahimi riesca a trovare una mediazione. Ma, certamente, se dall’esterno arrivano segnali contrari, come quello dell’Arabia Saudita si rischia che, per quanto possa essere capace l’azione diplomatica di Brahimi, le influenze esterne possono minarne i risultati finali.








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