Mons. Forte: Benedetto XVI è un Padre della Chiesa moderna, sua rinuncia atto di profonda
onestà
La rinuncia, come tutto il Pontificato di Benedetto XVI, è stata ispirata dal Concilio
Vaticano II. Ne è convinto il teologo mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto,
che in questa intervista di Fabio Colagrande si sofferma sulla decisione del
Papa emerito e sui risvolti della rinuncia un anno dopo:
R. - A mio avviso,
è l’espressione coerente dello stile che Papa Benedetto ha avuto durante l’intero
suo Pontificato. Uno stile ispirato all’unica intenzione di piacere a Dio. Nel suo
modo di essere, Papa Benedetto non ha mai cercato il consenso facile delle folle.
Egli è stato un uomo che ha voluto portare avanti la riforma spirituale della Chiesa
e dunque l’unica fondamentale esigenza - per lui - era quella che il suo modo di essere
Successore di Pietro, Vescovo di Roma, Pastore della Chiesa Universale, e il modo
di essere della Chiesa intera fossero tali da piacere a Dio. Io credo che questa sia
la grande chiave di comprensione di tutto ciò che Papa Benedetto è stato. E in questo
senso, anche la sua rinuncia è stata un atto di obbedienza al fatto che egli sentiva
venir meno le forze. È stato un atto di profonda onestà! Mi sembra di poter dire che
egli vede nel Pontificato di Papa Francesco la conferma che Dio ha voluto dare alla
validità di questa scelta: una voce fresca, nuova, che in qualche modo è anche sostenuta
da una grande energia, anche fisica bisogna dire, quale Papa Benedetto non potrebbe
aver avuto.
D. - C’è chi, tenendo conto che la rinuncia di Benedetto XVI è
avvenuta nell’ambito del 50.mo del Concilio, ha considerato la sua sorprendente decisione
una singolare ricezione degli insegnamenti conciliari…
R. - Bisogna partire
dal fatto che Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, è stato un protagonista del Concilio.
Il Concilio fa parte del suo Dna. Chi ha voluto pensare che, in qualche modo, il Pontificato
di Benedetto fosse un allontanarsi dal Vaticano II, in fondo contraddice quella che
è l’identità profonda del pastore, del teologo e poi del Papa Joseph Ratzinger. Quindi,
il punto forte da sottolineare è che il Vaticano II ha ispirato continuamente il Pontificato
di Papa Benedetto ed egli stesso lo ha detto più volte, raccogliendo le eredità anche
dei suoi predecessori. Naturalmente, nella visione del Concilio Vaticano II questa
che io chiamo "mistica del servizio" è ben chiara: Giovanni Paolo II è stato colui
che ha spostato interi continenti con la sua energia fisica e spirituale. Poi, è venuta
la stagione della malattia, fino all’estremo punto del silenzio, del mutismo, quando
non riusciva più a parlare, se non con i gesti. Analogamente, con Benedetto c’è stata
la stagione del suo grande magistero. Egli è stato un grande catecheta, è stato un
Padre della Chiesa moderna per tanti aspetti. Poi, è venuto il tempo del silenzio,
quello che egli ha scelto, sentendo venir meno le forze, come via migliore, in cui
ha potuto continuare a servire la Chiesa nella preghiera.