2014-02-11 14:22:25

Giornata malato. Il Papa: Cristo vi è vicino. Fra Fabello: malato è risorsa non fastidio


“Saluto tutte le persone malate e sofferenti. Cristo crocifisso vi è vicino: stringetevi a Lui!”. È il messaggio, lanciato ieri dal suo account @Pontifex, col quale Papa Francesco ricorda la Giornata mondiale del malato. All’Angelus di domenica scorsa, il Papa aveva detto che “la dignità della persona non si riduce mai alle sue facoltà o capacità”. Lo ribadisce Fra Marco Fabello, dell’Ordine dei Fatebenefratelli, al microfono di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

R. – Sono parole che ci fanno bene, soprattutto a noi che operiamo nel mondo della salute. Ci danno la riconferma che stare con i malati è bello, è da fratelli. Il messaggio che dovremmo raccontare a tutti quelli che incontriamo è quindi che il malato è una risorsa, non è un disturbo. Il malato è una presenza di Dio importante.

D. – "La dignità della persona non si riduce mai alle sue facoltà o capacità". Questo pensiero di Papa Francesco richiama alla solidarietà, ma quanta ne riscontrate attorno a chi è infermo? E’ sempre solida la cosiddetta "rete" familiare?

R. – Devo dire che questa rete di solidarietà sta calando rispetto ad un tempo. E questo probabilmente anche perché le famiglie si stanno abbastanza disintegrando. Quello che dobbiamo fare, però, nonostante tutto, è cercare di creare rete con chi è presente, con chi ha la forza della solidarietà da esprimere. E io credo che questo sia fondamentale, se vogliamo fare in modo che cresca un’attenzione, soprattutto verso i malati più gravi. Penso ai miei malati di Alzheimer, ad esempio, piuttosto che ai malati psichiatrici, che sono frontiere dell’emarginazione sociale.

D. – E chi sono i soggetti di questa nuova rete di solidarietà?

R. – Bisogna sempre insistere molto sulla famiglia, anche se è in difficoltà: insistere molto sulla parrocchia, sul territorio. Sappiamo quanto sia difficile. Ma immagino che i ministri straordinari dell’Eucaristia ad esempio potrebbero essere delle ottime risorse anche in questo senso. Poi suggerire pure ai Comuni, alle Asl, quali sono i loro doveri, i loro compiti, cui spesso non pensano perché non sono sufficientemente richiamati.

D. – Oggi, ricorre il 30.mo anniversario della Salvifici Doloris, documento che Giovanni Paolo II dedicò al mondo della sofferenza umana, visto alla luce della sofferenza di Cristo. In che modo vi guida oggi quella pagina di magistero?

R. – Credo che da quando sia uscita questa bellissima lettera del Papa, tutti noi siamo stati contagiati dai suoi contenuti, ma soprattutto da chi è stato il Beato Giovanni Paolo II: la sua stessa persona alla fine ha riassunto quanto ha scritto. Di conseguenza, per noi rimane un punto chiave, indelebile, nel Magistero in questo senso. E questo tiene anche un po’ la continuità con quanto dice Papa Francesco, quando parla della tenerezza, che è una cosa straordinaria. Io credo che i due Papi qui si ritrovino "a braccetto".

D. – Un anno fa, proprio in coincidenza con la Giornata del malato, Benedetto XVI comunicò la rinuncia al suo ministero, spiegando tra l’altro che l’età avanzata, con le sue conseguenze gli impedivano di servire la Chiesa come avrebbe voluto. A voi, che ogni giorno vi misurate con la fragilità della vita umana, cosa ha lasciato come insegnamento quel suo gesto?

R. – Intanto va apprezzata, come tutti abbiamo fatto, l’umiltà. Poi la Provvidenza di Dio, che non arriva mai in modo improprio e, in questo senso, ha creato nella Chiesa una tensione assolutamente diversa e molto edificante, oserei dire. Ma mi pare di potere rispondere alla sua domanda dicendo di aver avuto un esempio che anche per gli anziani che incontriamo tutti i giorni ha un significato. Questo, infatti, può avere rincuorato anche tutti quegli anziani che si sono trovati improvvisamente senza una parte significante nella società o nella famiglia: possono avere interpretato questo gesto quasi come un bene per loro: “Anche noi siamo un po’ come il Papa: non avendo più molte capacità, ci dobbiamo mettere in disparte e lasciare spazio ai nostri figli”. Mi pare un esempio molto bello.

Ultimo aggiornamento: 12 febbraio







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