Pio XI, il papa del coraggio della verità, capace di umorismo e autoironia
"Se in passato
è rimasto un po' schiacciato dalle figure di Pio XII e dei pontefici successivi, oggi
Papa Ratti viene riscoperto sempre di più come un gigante della storia della Chiesa
del '900". Nel 75° anniversario della morte di Papa Pio XI, al secolo Achille
Ratti, mons. Ennio Apeciti (Centro internazionale di studi e documentazione
Pio XI) ricostruisce il profilo del Pontefice che proprio 85 anni fa stipulò
il Concordato tra Santa Sede e Stato Italiano. "Io amo dire che il suo tratto pastorale
più rilevante è stato il coraggio della verità. Quando fu arcivescovo di Milano, per
pochi mesi, impiegò tutte le sue forze per sviluppare l'Università Cattolica. E poi
da Papa s'impegnò nello sviluppo della cultura. Pensiamo a cosa ha fatto per i Musei
Vaticani e la Pinacoteca. Inoltre, fu decisivo nell'indicare esempi. Basta ricordare
quanti Santi ha creato o l'impulso che ha dato alla missione con il grandiso Anno
santo del '25 e quello della Redenzione nel '33, finalizzati proprio a incrementare
la santità e lo spirito missionario". "Pio XI fu capace di confrontarsi con le
grandi problematiche che sono al cuore del 20° secolo. La relazione con gli stati
totalitari, la difesa della dignità delle persone", aggiunge don Umberto Dell’Orto,
docente di storia della Chiesa e archivista al Seminario di Milano a Venegono.
"Seppe favorire lo sviluppo della cultura, valorizzando i mezzi che le scienze moderne
offrivano, arrivando a chiedere a Marconi di creare la Radio Vaticana". "Mi ha
sempre impressionato il coraggio leonino di questo Papa nell'affrontare e condannare
nazismo e comunismo", aggiunge mons. Apeciti. "Durante il suo pontificato l'Osservatore
romano, dal '22 in poi, seguì ed elencò con attenzione tutte le violenze fasciste,
diventando uno strumento per scuotere le coscienze. Nel giorno della Marcia su Roma
Pio XI scriveva un biglietto ai vescovi italiani per scuoterli e invitarli ad operare.
Nel '31 si prodigò a difendere l'Azione cattolica dalle violenze fasciste e poi nel
'37, quando ancora dovevano essere varate le leggi razziali, l'Osservatore romano
già, preventivamente, condannava il razzismo. Pio XI non tollerava che si schiacciasse
la dignità dell'uomo e su questo era disposto a lottare come un leone ruggente". Un
ulteriore aspetto, poco conosciuto, della personalità di Achille Ratti, che riguarda
soprattutto il periodo della sua attività di studioso, è sottolineato da don Umberto
Dell'Orto : "Leggendo le sue lettere, le sue cartoline e i suoi biglletti, emerge
anche un fine umorismo, di radice letteraria. In un mondo ultra-specialistico, come
era quello degli studiosi, Ratti sapeva portare con battute e prese di posizione finemente
satiriche, una ventata di umanità e mostrare quella visione umoristica, ironica della
realtà, tipica di chi arriva ad avere l'intelligenza delle cose". (a cura di Fabio
Colagrande)