Il Papa: vivere il mistero della presenza di Dio nella Messa, venire a Santa Marta
non è tappa turistica
Riscoprire il senso del sacro, il mistero della presenza reale di Dio nella Messa:
è l’invito di Papa Francesco durante la celebrazione eucaristica presieduta lunedì
mattina a Santa Marta. Ce ne parla Sergio Centofanti:
La prima Lettura
del giorno parla di una teofania di Dio ai tempi del re Salomone. Il Signore scende
come nube sul Tempio, che viene riempito della gloria di Dio. Il Signore – commenta
il Papa – parla al suo Popolo in tanti modi: attraverso i profeti, i sacerdoti, la
Sacra Scrittura. Ma con le teofanie parla in un’altra maniera, “diversa dalla Parola:
è un’altra presenza, più vicina, senza mediazione, vicina. E’ la Sua presenza”. “Questo
– spiega - succede nella celebrazione liturgica. La celebrazione liturgica non è un
atto sociale, un buon atto sociale; non è una riunione dei credenti per pregare assieme.
E’ un’altra cosa. Nella liturgia, Dio è presente”, ma è una presenza più vicina. Nella
Messa, infatti, “la presenza del Signore è reale, proprio reale”:
“Quando
noi celebriamo la Messa, noi non facciamo una rappresentazione dell’Ultima Cena: no,
non è una rappresentazione. E’ un’altra cosa: è proprio l’Ultima Cena. E’ proprio
vivere un’altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. E’ una teofania:
il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza
del mondo. Noi sentiamo o diciamo: ‘Ma, io non posso, adesso, devo andare a Messa,
devo andare a sentire Messa’. La Messa non si ‘sente’, si partecipa, e si partecipa
in questa teofania, in questo mistero della presenza del Signore tra noi”.
Il
presepe, la Via Crucis, sono rappresentazioni – ha spiegato ancora Papa Francesco
– la Messa, invece, “è una commemorazione reale, cioè è una teofania: Dio si avvicina
ed è con noi, e noi partecipiamo al mistero della Redenzione”. Purtroppo – ha sottolineato
– tante volte guardiamo l’orologio a Messa, “contiamo i minuti”: “non è l’atteggiamento
proprio che ci chiede la liturgia: la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi
dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio”:
“La liturgia è proprio entrare nel mistero di Dio, lasciarsi portare al
mistero ed essere nel mistero. Per esempio, io sono sicuro che tutti voi venite qui
per entrare nel mistero; però, forse qualcuno dice: ‘Ah, io devo andare a Messa a
Santa Marta perché nella gita turistica di Roma c’è da andare a visitare il Papa a
Santa Marta, tutte le mattine: è un posto turistico, no?’ (ride). Tutti voi venite
qui, noi ci riuniamo qui per entrare nel mistero: è questa la liturgia. E’ il tempo
di Dio, è lo spazio di Dio, è la nube di Dio che ci avvolge tutti”.
Il
Papa ricorda che, da bambino, durante la preparazione alla Prima Comunione, c’era
un canto che indicava come l’altare fosse custodito dagli angeli per dare “il senso
della gloria di Dio, dello spazio di Dio, del tempo di Dio”. E quando, durante le
prove, si portavano le ostie, dicevano ai bambini: “Guardate che queste non sono quelle
che voi riceverete: queste non valgono niente, perché ci sarà la consacrazione!”.
Così, conclude il Papa, “celebrare la liturgia è avere questa disponibilità ad entrare
nel mistero di Dio”, nel suo spazio, nel suo tempo, e affidarsi “a questo mistero”:
“Ci
farà bene oggi chiedere al Signore che dia a tutti noi questo ‘senso del sacro’, questo
senso che ci fa capire che una cosa è pregare a casa, pregare in chiesa, pregare il
Rosario, pregare tante belle preghiere, fare la Via Crucis, tante cose belle, leggere
la Bibbia … e un’altra cosa è la celebrazione eucaristica. Nella celebrazione entriamo
nel mistero di Dio, in quella strada che noi non possiamo controllare: soltanto è
Lui l’Unico, Lui la gloria, Lui è il potere, Lui è tutto. Chiediamo questa grazia:
che il Signore ci insegni ad entrare nel mistero di Dio”.