Grande partecipazione popolare per l'Ostensione delle spoglie di Don Gnocchi
Continua l’ostensione delle spoglie del Beato don Carlo Gnocchi a Roma, che si concluderà
oggi nella Basilica di San Giovanni in Laterano in occasione della Giornata Mondiale
del Malato. Una figura rappresentativa del dono di se stessi agli altri, una vita
spesa per la riabilitazione di quella parte di umanità spesso lasciata in disparte.
Maura Pellegrini Raho ha intervistato mons. Angelo Bazzari, presidente della
Fondazione don Carlo Gnocchi, intervistato da Maura Pellegrini Rhao:
R. - C’è stata
un’accoglienza davvero notevole sia da parte del comune, sia da parte di alcune autorità
ma soprattutto da parte della gente. Una grande partecipazione riflessiva, forti emozioni
e gli insegnamenti di don Gnocchi "rispolverati" per il messaggio che - pur giocato
in ambiti diversi - mantiene la stessa vitalità, lo stesso spirito.
D. - Qual
è l’importanza oggi della figura di Don Gnocchi?
R. - Don Gnocchi è una figura
poliedrica, presenta tante sfaccettature: da sacerdote ambrosiano, quindi, di una
salda spiritualità vestita di concretezza; un formidabile educatore, poi alpino volontario
dove ha imparato tra gli alpini la generosità e la dedizione; ha frequentato le praterie
della solidarietà facendosi carico dei "mutilatini". La novità, oltre alla donazione
degli organi - incluse le cornee, nel momento in cui non c’era ancora la copertura
della legge - è che lui fu l’inventore della riabilitazione, che chiama “restaurazione
della persona umana”. Lui affermava che: “Non esistono le malattie ma i malati”, per
questo motivo non bisogna recuperare solo gli organi - magari violentati dalla idiozia
e dalla follia umana - ma bisogna recuperare le persone. Dunque, come diceva lui,
si trattava di una terapia del corpo e dello spirito, del gioco e del lavoro; quindi
una terapia integrale per il recupero della persona.
D. - Domani sarà la Giornata
del malato che quest’anno ha come tema: "Fede e Carità. Anche noi dobbiamo dare la
vita per i fratelli”. Don Gnocchi è un simbolo di questo messaggio…
R. - Per
i momenti che stiamo vivendo c’è bisogno, più che di maestri, di testimoni; anzi maestri
proprio perché testimoni. In questo caso, a sostenere don Gnocchi era una fibrillazione
di una speranza affidabile, di una tenace volontà ma soprattutto era il senso della
Provvidenza e la fede che lo ha sostenuto. Credo che la carità e le opere che lui
ha realizzato sono proprio figlie di questa fede nel Dio che si è fatto uomo, facendosi
prossimo a noi, e nel Dio che non ha eliminato il dolore ma lo ha condiviso fino a
morire solo sulla croce. Perché esiste il dolore? Esiste proprio perché ci siano a
servizio del dolore e della sofferenza, la scienza umana, la tecnologia, anche la
più avanzata ed anche le multiformi opere di solidarietà. Credo sia questo l’itinerario
percorso da Don Gnocchi e noi, con gli stessi valori, stiamo cercando di allargare
il perimetro dove l’uomo è fragile, debole e ferito. Cerchiamo quindi di collocare
i paletti della nostra solidarietà.