2014-02-10 14:29:59

Crisi siriana. Ripresi i colloqui di pace a Ginevra. Brahimi: stop delle violenze e governo di transizione


In Siria altri 300 civili sono stati evacuati dalla citta' vecchia di Homs, assediata dalle forze lealiste, l’Onu ha infatti prolungato per tre giorni il cessate il fuoco per consentire l’accesso di aiuti umanitari, mentre è scambio di accuse tra regime e ribelli dopo il ritrovamento di almeno 50 morti nella provincia di Hama. 8 le vittime invece nei sobborghi di Damasco dopo un raid aereo governativo. La diplomazia intanto riprende il lavoro di mediazione a Ginevra: sul tappeto, la richiesta dell'inviato di Onu e Lega Araba, Brahimi, per una tregua bilaterale e la formazione di un esecutivo di transizione. La Francia, insieme ad altri Paesi, punta all’apertura di corridoi umanitari, mentre l'Arabia Saudita ha chiesto alle Nazioni Unite un vertice d'emergenza sulla situazione in Siria. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo:RealAudioMP3

R. – Si rischia che possa impantanarsi fin dall’inizio, un’ipotesi di un governo di transizione. A mio avviso il primo passo fondamentale, e forse fattibile, è quello di puntare ad una pausa nei combattimenti. Questo potrebbe dare qualche speranza per una trattativa che non sia condizionata dalle notizie continue di morti e feriti per bombardamenti o per fame, le ultime notizie parlavano appunto di 136 mila morti in questo terribile conflitto, nonché di milioni di persone che continuano a fuggire dalla Siria.

D. – Il mediatore Brahimi ha intenzione di incontrare le delegazioni separatamente per i prossimi due giorni …

R – E’ una metodologia negoziale che permette di far sì che due delegazioni, che altrimenti si scontrerebbero immediatamente, invece possano incominciare a ragionare con un mediatore che appunto è terzo, rispetto a questo conflitto; Brahimi potrebbe svolgere un ruolo fondamentale per arrivare ad un’ipotesi di accordo, almeno su alcuni punti minimali.

D. – La Francia ed altri Paesi premono affinché siano aperti dei corridoi umanitari: secondo lei, è percorribile questa strada?

R. – E’ un nodo da affrontare, perché da Homs a Damasco e a tante altre zone, nel conflitto ci vanno di mezzo i civili. Questo mi sembra fondamentale. Poi, l’incarico di chi lo possa sorvegliare, evidentemente, dev’essere dato dalle Nazioni Unite a rappresentanti delle Nazioni Unite, perché certamente non può essere sorvegliato da una delle due parti in causa.

D. – Anche perché assistiamo a scontri anche all’interno dei gruppi di rivoltosi …

R. – Questo è uno dei grandi problemi di questa trattativa, perché all’interno dei ribelli noi assistiamo a posizioni le più variegate: da quelli che avevano iniziato la rivolta ad al Qaeda e così via. E questa, tra l’altro, è una delle preoccupazioni della comunità internazionale.

D. – L’Arabia Saudita invoca un vertice d’emergenza in sede Onu proprio sulla Siria; alcuni osservatori ribadiscono che questa richiesta mostra un po’ la debolezza di “Ginevra 2” …

R. – Certamente: si indica chiaramente che non si ha fiducia in questo negoziato, e dato che l’Arabia Saudita è strettamente legata a tutta l’area di crisi, come per altri versi l’Iran, un intervento del genere vuol dire sostanzialmente sfiduciare un po’ l’azione di Brahimi.

D. – Allo stato attuale, quindi, bisogna soltanto aspettare?

R. – Assolutamente sì. Sperando che Brahimi riesca a trovare una mediazione. Ma, certamente, se dall’esterno arrivano segnali contrari, come quello dell’Arabia Saudita si rischia che, per quanto possa essere capace l’azione diplomatica di Brahimi, le influenze esterne possono minarne i risultati finali.







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