2014-02-10 13:57:55

Centrafrica. Non c'è sicurezza a Bangui: la testimonianza di un missionario


Nuove violenze nella Repubblica Centrafricana: almeno 11 persone, tra cui un parlamentare, sono rimaste uccise in scontri e saccheggi avvenuti nelle ultime ore a Bangui. Il Paese africano è piombato nel caos da quando, nel marzo 2013, i ribelli Seleka portarono al potere Michel Djotodia, dimessosi poi il mese scorso per l’incapacità di fermare i combattimenti. Al momento le truppe francesi schierate in Centrafrica denunciano sanguinose azioni anche da parte delle milizie anti-Balaka. Alla presidenza del Consiglio nazionale di transizione è stata intanto eletta il sindaco di Bangui, Catherine Samba-Panza, ma le condizioni di sicurezza in città sono ancora precarie. La testimonianza di padre Joseph Tanga Koti, responsabile della casa di formazione della Società Missioni Africane a Bangui. L’intervista è di Giada Aquilino:RealAudioMP3

R. – Ieri stavo celebrando la Messa al Seminario maggiore, dove sono riparate tra le 5mila e le 7mila persone, che al momento alloggiano lì, e abbiamo udito colpi di fucile: dopo, alla radio, abbiamo sentito che c’erano state violenze in un quartiere popolare, abitato da musulmani e dove sorgono tanti negozi. Ci sono stati anche dei morti, 10-11 persone, e sono stati segnalati pure dei furti. Questo capita forse perché quelli che abitano lì, in passato, erano molto vicini alle forze Seleka e gli stessi Seleka abitavano in quella zona: alcuni mesi fa, quando sono venuti a fare il colpo di Stato, erano loro che andavano a rubare in altri quartieri.

D. – Adesso ad agire sono le forze anti-Balaka?

R. – Ci sono le milizie anti-Balaka, ma sul terreno operano pure i francesi e i militari della Misca - la missione internazionale – che vengono da Rwanda, Burundi, Congo e sono lì per proteggere la popolazione.

D. – Le ultime notizie sono che tra le vittime c’è anche un parlamentare …

R. – Sì, era un parlamentare che veniva dal centro-nord, un parente del ministro della Giustizia. Mi sembra che si opponesse alla violenza contro alcuni musulmani. Al momento però non dicono ancora perché sia stato ucciso. Adesso, a causa della violenza che imperversa a Bangui, è facile essere uccisi.

D. – Quindi non c’è sicurezza al momento a Bangui?

R. – Non c’è tanta sicurezza. Il livello della violenza adesso è molto alto, ci sono molti gruppi che hanno armi e nei cuori c’è tanto rancore. Per questo motivo tutti quelli che si sono rifugiati nelle missioni cattoliche non vogliono andare a casa.

D. – La stampa riporta anche notizie di vittime in scontri a sfondo religioso: è così?

R. – Non posso dire che sia un problema tra musulmani e cristiani. Quando si parla di Seleka e anti-Balaka, i politici vogliono presentare tutto come uno scontro tra musulmani e cristiani mentre il problema, all’origine, è stato di potere politico: è stata una coalizione militare che è venuta a fare un colpo di Stato. La questione è che coloro che hanno preso il potere erano musulmani e altri musulmani li hanno appoggiati per proteggere le loro ricchezze: sembrava che andassero non contro i cristiani, ma contro i non musulmani. Quando ci fu il movimento per contrastare questa violenza, quelli che si opposero andarono contro i musulmani. Per questo, alcuni organi di stampa definiscono gli anti-Balaka “milizia cristiana”, mentre all’interno degli anti-Balaka ci sono solo persone che non credono a niente.

D. – In questo quadro di violenza, qual è la speranza della Chiesa centrafricana?

R. – La Chiesa spera che il Centrafrica possa ancora tornare com’era: un popolo non violento, un popolo fraterno, un popolo unito e accogliente. Noi, nella Chiesa, annunciamo che l’ultima parola non è la violenza, ma l’amore, la pace, la riconciliazione.







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