2014-02-09 08:38:13

La diocesi di Ragusa in prima linea contro il gioco d'azzardo


700 punti gioco, 900 giocatori patologici ed 8 mila problematici, circa 800 mila euro spesi ogni giorno: sono le cifre del gioco d’azzardo registrate nella provincia di Ragusa. Dati allarmanti che hanno spinto la diocesi ad organizzare campagne educative e servizi di assistenza. Insieme alle istituzioni civili e ad associazioni di volontariato, la Chiesa ragusana ha dato vita anche ad un osservatorio permanente ed ha firmato un documento che propone al governo nazionale iniziative e suggerimenti per combattere il gioco d’azzardo. Tiziana Campisi ne ha parlato con il vescovo di Ragusa, mons. Paolo Urso:RealAudioMP3

R. – Si parla di 700 punti gioco, di 900 giocatori patologici, di 8 mila giocatori problematici, di circa 800 mila euro al giorno che vengono giocati. E questo ci ha dato il senso del fenomeno e quindi della gravità del fenomeno e della sua pericolosità. Non è un fenomeno in diminuzione: è un fenomeno in crescita, che si lega all’illusione di poter venir fuori da una situazione di difficoltà e di disagio. Ci siamo incontrati con i rappresentanti della prefettura, della questura, della Confcommercio e abbiamo coinvolto il Provveditorato agli Studi, la Conferenza dei Sindaci, la Provincia, l’Ordine dei Medici … Da lì è nato un impegno di vedersi e tutta una serie di iniziative. Per quanto ci riguarda, naturalmente, il nostro ambito è quello formativo ed educativo, che possa offrire alla nostra gente motivi di riflessione e di lettura corretta del fenomeno, senza superficialità, quasi a dire: “Va bè, ma sono sciocchezze, il gioco … la gente ha sempre giocato …”, mostrando che non è il gioco comune, non è il gioco-divertimento: è il gioco devastante, è il gioco distruttivo.

D. – Dall’incontro di diverse istituzioni è nato anche un documento …

R. – Abbiamo pensato di scrivere al presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al presidente del Senato, al presidente della Camera, al ministro degli Interni e al ministro della Salute. Abbiamo indicato la nostra preoccupazione e abbiamo chiesto di riflettere adeguatamente; abbiamo indicato alcune proposte. Per esempio, una interpretazione del "Decreto Balduzzi" piuttosto rigida, la regolamentazione degli spot pubblicitari con l’abolizione degli spot in alcune fasce protette; l’aumento della tassazione per i concessionari, per gli esercenti, sugli introiti di tutte le attività concernenti il gioco; l’aumento dei controlli nelle sale da gioco, soprattutto per vedere se ci sono minori; la pubblicizzazione della dipendenza da gioco in tutti gli uffici pubblici e nelle strutture sanitarie; cicli obbligatori di incontri di formazione per tutti i docenti e per gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori sulla dipendenza; la regolamentazione dell’accesso ad Internet; sgravi fiscali per chi rinuncia ad installare nei propri locali le slot machine o affini. Naturalmente, questo dovrà poi essere valutato, però si vuole mettere in risalto che non può diventare un valore assoluto la questione del ricavato economico: bisogna tenere presente il danno che certe autorizzazioni possono provocare nel tessuto della nostra società, soprattutto nella realtà dei minori e soprattutto quando queste situazioni hanno delle ricadute pesanti sulle famiglie.

D. – Come pastore della diocesi di Ragusa, quale appello vuole lanciare ai suoi fedeli perché il gioco non provochi dipendenze?

R. – Io mi rivolgerei a coloro che sono stati toccati dal fenomeno del gioco d’azzardo e alla comunità cristiana che non è stata toccata da questo fenomeno. E direi ai primi: non pensate che il gioco d’azzardo sia un divertimento o possa risolvere il vostro problema. Far sentire a queste persone che ci sono care, ed è per questo che stiamo elaborando una guida per le famiglie: in maniera che sappiano cogliere certi sintomi, sappiano quindi a chi rivolgersi, siano disponibili a chiedere aiuto. Alla comunità cristiana dico: "Noi siamo una famiglia". Come famiglia dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri. Quella domanda della Parola del Signore: “Dov’è tuo fratello?”, a quella domanda noi vogliamo rispondere con tutti quelli che intendono offrire alle persone un aiuto e un sostegno.







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