La diocesi di Ragusa in prima linea contro il gioco d'azzardo
700 punti gioco, 900 giocatori patologici ed 8 mila problematici, circa 800 mila euro
spesi ogni giorno: sono le cifre del gioco d’azzardo registrate nella provincia di
Ragusa. Dati allarmanti che hanno spinto la diocesi ad organizzare campagne educative
e servizi di assistenza. Insieme alle istituzioni civili e ad associazioni di volontariato,
la Chiesa ragusana ha dato vita anche ad un osservatorio permanente ed ha firmato
un documento che propone al governo nazionale iniziative e suggerimenti per combattere
il gioco d’azzardo. Tiziana Campisi ne ha parlato con il vescovo di Ragusa,
mons. Paolo Urso:
R. – Si parla
di 700 punti gioco, di 900 giocatori patologici, di 8 mila giocatori problematici,
di circa 800 mila euro al giorno che vengono giocati. E questo ci ha dato il senso
del fenomeno e quindi della gravità del fenomeno e della sua pericolosità. Non è un
fenomeno in diminuzione: è un fenomeno in crescita, che si lega all’illusione di poter
venir fuori da una situazione di difficoltà e di disagio. Ci siamo incontrati con
i rappresentanti della prefettura, della questura, della Confcommercio e abbiamo coinvolto
il Provveditorato agli Studi, la Conferenza dei Sindaci, la Provincia, l’Ordine dei
Medici … Da lì è nato un impegno di vedersi e tutta una serie di iniziative. Per quanto
ci riguarda, naturalmente, il nostro ambito è quello formativo ed educativo, che possa
offrire alla nostra gente motivi di riflessione e di lettura corretta del fenomeno,
senza superficialità, quasi a dire: “Va bè, ma sono sciocchezze, il gioco … la gente
ha sempre giocato …”, mostrando che non è il gioco comune, non è il gioco-divertimento:
è il gioco devastante, è il gioco distruttivo.
D. – Dall’incontro di diverse
istituzioni è nato anche un documento …
R. – Abbiamo pensato di scrivere al
presidente della Repubblica, al presidente del Consiglio dei ministri, al presidente
del Senato, al presidente della Camera, al ministro degli Interni e al ministro della
Salute. Abbiamo indicato la nostra preoccupazione e abbiamo chiesto di riflettere
adeguatamente; abbiamo indicato alcune proposte. Per esempio, una interpretazione
del "Decreto Balduzzi" piuttosto rigida, la regolamentazione degli spot pubblicitari
con l’abolizione degli spot in alcune fasce protette; l’aumento della tassazione per
i concessionari, per gli esercenti, sugli introiti di tutte le attività concernenti
il gioco; l’aumento dei controlli nelle sale da gioco, soprattutto per vedere se ci
sono minori; la pubblicizzazione della dipendenza da gioco in tutti gli uffici pubblici
e nelle strutture sanitarie; cicli obbligatori di incontri di formazione per tutti
i docenti e per gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori sulla dipendenza;
la regolamentazione dell’accesso ad Internet; sgravi fiscali per chi rinuncia ad installare
nei propri locali le slot machine o affini. Naturalmente, questo dovrà poi
essere valutato, però si vuole mettere in risalto che non può diventare un valore
assoluto la questione del ricavato economico: bisogna tenere presente il danno che
certe autorizzazioni possono provocare nel tessuto della nostra società, soprattutto
nella realtà dei minori e soprattutto quando queste situazioni hanno delle ricadute
pesanti sulle famiglie.
D. – Come pastore della diocesi di Ragusa, quale appello
vuole lanciare ai suoi fedeli perché il gioco non provochi dipendenze?
R. –
Io mi rivolgerei a coloro che sono stati toccati dal fenomeno del gioco d’azzardo
e alla comunità cristiana che non è stata toccata da questo fenomeno. E direi ai primi:
non pensate che il gioco d’azzardo sia un divertimento o possa risolvere il vostro
problema. Far sentire a queste persone che ci sono care, ed è per questo che stiamo
elaborando una guida per le famiglie: in maniera che sappiano cogliere certi sintomi,
sappiano quindi a chi rivolgersi, siano disponibili a chiedere aiuto. Alla comunità
cristiana dico: "Noi siamo una famiglia". Come famiglia dobbiamo prenderci cura gli
uni degli altri. Quella domanda della Parola del Signore: “Dov’è tuo fratello?”, a
quella domanda noi vogliamo rispondere con tutti quelli che intendono offrire alle
persone un aiuto e un sostegno.