Cambogia: nella comunità di Phnom Penh inizia l'Anno della carità
Con l’inizio del nuovo anno lunare, festeggiato in oriente, prende il via nella comunità
cattolica di Phnom Penh “l’Anno della Carità”: lo ha lanciato il vescovo locale, mons
Olivier Schmitthaeusler, in una accorata lettera pastorale diffusa in tutte le chiese
e inviata all’agenzia Fides. Nella lettera, il vescovo ricorda le meraviglie vissute
nell’Anno della Fede dalla Chiesa locale nel 2013: l'ordinazione di molti diaconi,
oltre 200 battesimi e 400 cresime, il “Sinodo diocesano della gioventù”, fra le tante
iniziative. Da qui si parte per proclamare il 2014 “Anno della carità” che poi proseguirà,
in un programma di respiro triennale, incentrato sul tema della carità, fino al 2016.
Il vescovo intende focalizzare l’attenzione dei fedeli sulla domanda “Chi è il mio
prossimo?”. “I prossimi tre anni ci aiuteranno a rispondere con semplicità e verità
e continueremo la nostra riflessione sulla Chiesa che vogliamo costruire”, si legge
nel testo. Nella lettera giunta a Fides si esprime il desiderio di costruire una “Chiesa
in comunione”: “Proprio perché la comunità cambogiana è ricca di diversità culturale
e sociale – recita il testo – siamo chiamati a vivere da fratelli e sorelle, per accogliere
le nostre differenze e per vivere nell'esperienza della Chiesa, Corpo di Cristo, la
comunione con Dio e in Dio”. “Questi Anni della Carità ci aiuteranno a porre segni
concreti di comunione in ciascuna delle nostre comunità”, sottolinea. Il secondo auspicio
è quello di essere “una Chiesa incarnata”: “La Buona Novella di Gesù – ricorda il
vescovo – è stata annunciata per la prima volta nel 1555 in Cambogia. Oggi la nostra
società sta cambiando, le abitudini stanno cambiando, il modello di famiglia che avevano
le generazioni prima di Pol Pot è sconvolto. Il messaggio di liberazione di Gesù deve
essere realizzata in questo nuovo contesto. E’ dovere di tutti far sì che la fede
permei la nostra vita e le nostre decisioni quotidiane”. Il vescovo afferma: “Dio
è dalla parte della vedova, dell’orfano e dello straniero. Ogni battezzato ha la responsabilità
di denunciare coraggiosamente tutte le situazioni di ingiustizia e di corruzione che
sono ancora a favore dei forti e a svantaggio dei deboli. Mi appello a una vera conversione
dei cuori di ciascuno di noi. Una nuova società in cui siano rispettate giustizia
e uguaglianza, emerge se ognuno si assume il compito di operare per il bene comune”.
In quest’ottica “i cristiani possono rappresentare il cambiamento”. “Tre anni di preghiere
e riflessioni sulla carità – conclude – sono anche l’opportunità di condividere la
nostra fede e il nostro agire caritatevole con tutti i settori della nostra società
e a tutti i livelli in cui tutti siamo presenti, singolarmente o nelle istituzioni.
L'amore di Gesù è contagioso: accenda le nostre comunità perché siano segni entusiasti
e gioiosi della vita che hanno ricevuto in abbondanza”. (R.P.)