“Una visione dell’uomo discriminatoria”: così, i vescovi elvetici sul referendum in
Svizzera per un tetto all’immigrazione
Doppia consultazione referendaria domani in Svizzera: immigrazione e coperture dei
costi per gli aborti al centro dei quesiti su cui gli elvetici sono chiamati ad esprimersi.
Il servizio di Giada Aquilino:
E’ stato definito
il referendum "contro l'immigrazione di massa". Il quesito voluto dal partito Unione
Democratica di Centro, noto per gli accenti xenofobi, chiede di porre limiti al numero
dei migranti, fissando tetti massimi al rilascio di permessi per stranieri e richiedenti
asilo; previsti contingenti annuali che riguarderanno anche i frontalieri. Di conseguenza,
implica la rinegoziazione degli accordi con l’Unione europea che, dal 2002, prevedono
la libera circolazione in Svizzera dei cittadini comunitari. Se approvato, il referendum
potrebbe avere conseguenze anche per i tanti italiani che vivono e lavorano sul territorio
elvetico. La proposta è stata osteggiata dalla Chiesa in più occasioni: la Conferenza
episcopale elvetica in una nota ha affermato che “dal punto di vista cristiano, le
preoccupazioni e gli obiettivi di tale iniziativa tradiscono una visione dell’uomo
discriminatoria e discutibile”, che considera la persona umana “unicamente dal punto
di vista della sua utilità economica, riducendola allo stato di merce”. L’altro quesito
su cui gli svizzeri sono chiamati ad esprimersi riguarda le coperture dei costi degli
aborti: l'iniziativa di un comitato conservatore chiede che l'interruzione volontaria
di gravidanza non sia a carico dell'assicurazione malattie obbligatoria di base, come
avviene dal 2002. Auspicata l'introduzione di un articolo nella Costituzione che escluda
l’intervento chirurgico dalle spese rimborsate.