Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella quinta Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui
Gesù dice ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale
perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere
gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo».
Su
questo brano evangelico ascoltiamo il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto
agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Cristo è il
sale che, offrendosi liberamente alla sua passione per amore, ha dato sapore a tutte
le cose create. Seguire il Signore costituisce i cristiani, ogni comunità cristiana,
come “sale della terra”. L’immagine non è semplice: infatti, nell’antichità si cospargeva
di sale quel suolo che non doveva più produrre nulla, che si voleva sterile per sempre.
In alcuni passi paralleli dell’Antico e del Nuovo Testamento, comprendiamo che questo
sale fa soprattutto riferimento al sacrificio. Dice il Libro del Levitico: “Dovrai
salare ogni tua offerta di oblazione: nella tua oblazione non lascerai mancare il
sale dell'alleanza del tuo Dio; sopra ogni tua offerta porrai del sale (Lev 2,13).
Essere “il sale della terra” significa allora essere quel “sacrificio vivente, santo
e gradito a Dio”, “quel culto spirituale” di cui parla l’Apostolo Paolo; in modo da
non conformarci al mondo, per lasciarci trasformare, rinnovando il nostro modo di
pensare e poter così discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito
e perfetto (cf Rm 12,1). Ecco la nostra missione nel mondo. Solo così, uniti al sacrificio
di Cristo sulla croce, non perderemo il sapore che dobbiamo dare al mondo. Quale sapore?
La vita divina, lo Spirito Santo. “Voi siete la luce del mondo”, perché in Cristo,
mediante il Battesimo, siamo stati costituiti “figli della luce” (Ef 5,8), per quelle
“opere buone che Dio ha preparato perché in esse camminassimo” (Ef 2,10) e perché
gli uomini, vedendole, “rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”. Ciò che dà
gloria al Padre, dice Gesù, è proprio questo portare frutto e diventare discepoli
del Signore (cf Gv 15,8).