"Bici senza frontiere": a Bologna il raduno dei ciclisti italiani
Aumentano le persone che decidono di spostarsi in città in bicicletta, spinti anche
dalla volontà di risparmiare qualcosa e far bene all’ambiente. 14 milioni gli italiani
che pedalano e 5 milioni sono quelli che la utilizzano come mezzo sostitutivo alla
macchina, secondo il Censis. Ciclisti da ogni parte d’Italia si incontreranno a Bologna
domani per “Bici senza frontiere”, un appuntamento per chiedere strumenti che rendano
più ciclabile il nostro Paese. Simona Larghetti di Salvaiciclisti Bologna,
spiega al microfono di Maria Cristina Montagnaro di cosa si tratta:
R. - “Bici senza
frontiere” è un gioco urbano a squadre, composte di giocatori di tutte le età e di
tutte le provenienze, da tutte le città di Italia. Un gioco che, come dice il titolo
stesso, coinvolge le bici, ma non solo perché si tratta di un grande raduno nazionale
di tutti i ciclisti urbani, un invito a giocare, a partecipare e a celebrare la bicicletta
come mezzo del futuro.
D. - Quali sono i vostri obiettivi?
R. - Quello
che noi cerchiamo di fare è promuovere l’idea di una mobilità diversa, ovviamente
anche con lo sviluppo del trasporto pubblico per le lunghe distanze e per tutte quelle
esigenze che la bicicletta da sola non può coprire. Però siamo cittadini e quindi
diciamo che il nostro lavoro di diffusione culturale può arrivare fino ad un certo
punto. E’ arrivato il momento che anche le istituzioni e chi amministra inizino ad
affrontare il problema così come è stato fatto nel resto di Europa.
D. - Che
cosa chiede alle amministrazioni locali?
R. - Siamo impegnati nella battaglia
per l’aggiornamento del Codice della Strada. Una proposta di modifica che è stata
avanzata dall’Associazione dei Comuni Italiani - l’Anci - e sostenuta anche da noi,
che prevede di cambiare le città per fare in modo che la bicicletta sia un mezzo previsto,
perché nell’attuale Codice della Strada tante norme che riguardano la bici non ci
sono proprio perché il Codice è fermo al 1975.
D. - Quali sono gli strumenti
per incentivare proprio la ciclabilità?
R. - Il primo strumento in assoluto
è quello della moderazione del traffico, piuttosto che chiedere continuamente la costruzione
di piste ciclabili nel mezzo della città, anche perché a volte le città non hanno
neanche lo spazio. Quello che chiediamo è un provvedimento che vada a favore di tutti
gli utenti, ovvero dell’istituzione del limite dei 30 orari nei centri abitanti. Questo
contribuirebbe a rendere la strada sicura per tutti, anche per i pedoni che spesso
sono vittima di incidenti proprio sugli attraversamenti pedonali perché l’alta velocità
delle auto non dà il tempo al conducente di fermare l’auto. Sarebbe, quindi, un provvedimento
che renderebbe possibile e accessibile la strada in sicurezza alle biciclette, ai
pedoni e a tutti gli utenti della strada.
D. - Cosa rischia il ciclista pedalando
in città?
R. - Sebbene il ciclista sia quello che fa la scelta meno pericolosa
per gli altri, è quello che purtroppo rischia di subire di più: stiamo parlando di
migliaia di morti nel corso di questi ultimi 10 anni. Le statistiche e i fatti ci
dicono che l’unica cosa che rende il ciclista debole è l’alta velocità degli altri
mezzi.