2014-02-05 15:23:20

Lotta allo spreco alimentare: necessaria presa di coscienza più forte del problema


Prima Giornata nazionale contro lo spreco alimentare, ieri in Italia. A promuoverla è stato il Ministero dell’ambiente, che ieri mattina ha convocato a Roma associazioni, enti di ricerca, aziende e imprese con il compito di elaborare un Piano nazionale di prevenzione dei rifiuti. Quasi 9 miliardi di euro l’importo a cui ammonta ogni anno lo sperpero, equivalente a oltre mezzo punto di Pil. Secondo un recente sondaggio, risulta che il 51,2% di frutta e il 41,2% di verdura vengono gettati quando sono ancora freschi. “Questa giornata è l’inizio di un percorso”, ha detto il ministro dell’Ambiente, Orlando, perché è necessario cresca la consapevolezza” del problema. Al microfono di Adriana Masotti, il direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna, prof. Andrea Segré: RealAudioMP3

R. - Oggi, le due parole d’ordine sono: prevenzione e recupero. Dobbiamo facilitare questo recupero, perché c’è tanto cibo ancora buono che può sfamare chi non ce la fa e in Italia e nel mondo sono in tanti. Però, l’obbiettivo finale è prevenire, cioè non avere più sprechi. Da dove partire? Dalla nostra casa, perché in realtà lo spreco domestico è quello più rilevante. Quindi, come fare? Comunicazione: facciamo capire che buttando via un chilo di carne si buttano via ettolitri di acqua, ettari di terreno, kilowatt di energia, lavoro umano e soprattutto si producono dei rifiuti che ci costano. Quindi spesa consapevole, mangiare il giusto, usare bene il frigorifero… Una sorta di nuovo corso di economia domestica.

D. - Al di là di ciò che ciascuno di noi può fare a casa propria, come prevenire lo spreco nelle aziende, lungo la filiera alimentare?

R. - Oggi, sono stati convocati i portatori di interesse, ovvero tutti gli attori che partecipano alla filiera agroalimentare. Ognuno può fare qualcosa. Pensiamo al supermercato che ha un'eccedenza che deve smaltire, sapendo che si tratta comunque di un prodotto ancora buono che, se viene recuperato per fini solidali, non solo fa un’azione positiva, ma risparmia anche sulla tariffa dei rifiuti. Questo è l’approccio che è stato applicato. Io credo si possano raggiungere dei risultati concreti veramente nel breve periodo.

D. - Tante sono le iniziative di solidarietà. Bastano?

R. - Sono venute fuor tante iniziative, tanti progetti, tante azioni. Ecco, le dobbiamo coordinare, le dobbiamo facilitare. Qui, l’ottica di Pinpas, la sigla del Piano nazionale di prevenzione degli sprechi alimentari, deve essere partecipativa e cooperativa. Questo è quello che dobbiamo fare: unirci per combattere lo spreco. Non si tratta di fare allarmismi. Dobbiamo capire che l’ambiente, cioè la sostenibilità, il durare nel tempo e la solidarietà possono andare a braccetto se capiamo che la nostra casa ha due dimensioni: una piccola, cioè l’economia, e l’altra, più grande che è l’ecologia. La casa piccola, l’economia - che significa anche risparmio, sobrietà - deve stare, rispettandone i limiti e i confini, nella casa più grande, che è l’ecologia.

D. - In questa decrescita dei consumi forse la crisi ci può aiutare…

R. - È molto relativo l’aiuto che ci può dare la crisi, purtroppo perché è vero che compriamo di meno, spendiamo di meno, talvolta addirittura risulta che si mangino alimenti scaduti, ma questo poi va a scapito della nostra dieta. Del resto, il dato che abbiamo elaborato in "Waste Watcher", l’osservatorio sullo spreco domestico, ci porta a dire che nel 2013 lo spreco in Italia vale mezzo punto di Pil, ovvero 8,7 miliardi. È chiaro che la crisi non può essere risolutiva e speriamo poi di uscirne in modo più consapevole e responsabile.


Ultimo aggiornamento: 6 febbraio







All the contents on this site are copyrighted ©.