2014-02-04 19:15:26

Siria. L'opposizione ribadisce: serve governo di transizione


Il capo dell’opposizione siriana Ahmad Jarba vola a Mosca per incontrare il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov. Ad Aleppo prosegue l'offensiva dell'aviazione del regime di Damasco contro i ribelli. Marina Calculli.RealAudioMP3
“In Siria è necessario un governo di transizione” – insiste su questo punto, già sottolineato più volte a Ginevra, il capo dell’opposizione politica al regime di Bashar al-Asad. A Mosca, in un incontro con il capo della diplomazia del più forte alleato internazionale di Damasco, Ahmad Jarba cerca un compromesso. Da Ginevra non è scaturito alcun accordo e nessun cessate il fuoco. "Ma la base per continuare a discutere – sostiene Jarba – è la dichiarazione di Ginevra 1, approvata anche dal regime, in cui c’è un chiaro riferimento alla transizione politica". "In compenso - assicura il leader dell’opposizione - "siamo disposti a fare compromessi sulle liste. Sappiamo bene che i candidati per un potenziale governo ad interim devono essere approvati da entrambe le parti". Inoltre – ha detto Jarba - !siamo decisi a riprendere i colloqui di Ginevra previsti per il 10 febbraio". Un altro punto cruciale emerso in queste ore è la possibile partecipazione dell’Iran ai negoziati. L’opposizione si è finora detta contraria per il forte legame tra Teheran e il regime siriano, ma gli Stati Uniti, secondo fonti diplomatiche russe, starebbero spingendo perché l’Iran sia presente. Intanto sul terreno la guerra continua. Ad Aleppo proseguono da due giorni i bombardamenti dell’esercito di Asad. Fino ad ora si contano 26 morti, ma è un bilancio quasi certamente destinato a salire.
Ieri è stato reso noto che con 5794 morti, gennaio è stato il mese con il più alto numero di uccisioni da quando è esploso il conflitto a marzo del 2011. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Paolo Branca, docente di Storia dei Paesi arabi e dell’Islam all’Università Cattolica di Milano:
R. - Il dato è sicuramente preoccupante, ma ancora più preoccupante è l’appiattimento sul versante umanitario, che è ovviamente importantissimo; ma se non si agisce sulle cause che provocano questa tragedia continua, anzi la incrementano, mi sembra addirittura ipocrita.

D. – Intanto, si assiste ad una continua frammentazione del fronte anti-Assad, anche questa è una situazione che rende sempre più difficile la mediazione…

R. – Sono cose che abbiamo purtroppo già visto nei Balcani, ma la stessa questione arabo-israeliana, a pensarci bene, è così da decenni. La frammentazione, la nascita di nuove sigle, la degenerazione nel terrorismo gratuito - che non ha nessun progetto se non quello appunto di terrorizzare - è conseguenza di una mancanza di iniziativa su altri fronti, credibile e condivisa. Purtroppo, dalle lezioni della storia non vogliamo apprendere nulla.

D. – La Siria, visti anche gli scarsi risultati raggiunti a Ginevra, è ancora una piccola pedina di un gioco ben più ampio o sta scardinando anche le regole del gioco internazionale?

R. – In parte lo è perché è così da sempre, lo è l’intera area del Medio Oriente; sono quasi propaggini della Guerra fredda. Certamente, ci sono elementi innovativi ma anche peggiorativi perché sta assumendo le sembianze di una guerra di religione, che nella Guerra fredda almeno non c’era.

D. – In questa guerra di religione si inserisce anche l’Iran, il ministro degli Esteri di Teheran, Mohammed Zarif, ha detto che se l’Arabia Saudita convincesse i jihadisti radicali a deporre le armi il governo iraniano si impegnerebbe in prima persona con il presidente Assad per una tregua e per la fine delle ostilità. Quanto questa strada, secondo lei, potrebbe essere percorribile?

R. – Deve essere percorsa assolutamente con il coinvolgimento dell’Iran, che è uno dei grandi partner ed è soprattutto la potenza regionale dell’Asia Centrale dal tempo dei greci. Quindi, nessun gioco in Asia Centrale può essere fatto lasciando da parte l’Iran. Per fortuna abbiamo un nuovo leader che ha carte molto più in regola del precedente e non approfittarne sarebbe un delitto.

D. – Anche se quanto accaduto a Ginevra 2 – prima l’invito rivolto a Teheran, poi il passo indietro dell’Onu – ha creato qualche imbarazzo…

R. – Siamo alle solite: non è stato invitato perché non gradito a qualcuno per altre questioni, tipo quella arabo-israeliana, ma non si può risolvere la questione siriana senza tener conto dell’Iran, alleato storico della “dinastia” degli Assad e vicino – anche dal punto di vista religioso – agli alauiti.







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