Il Papa: in Quaresima i cristiani curino con la carità ogni miseria materiale, morale
e spirituale
Nel tempo di Quaresima, la Chiesa sia “disposta e sollecita” nel curare ogni miseria
materiale, morale e spirituale con l’annuncio del Vangelo e il servizio concreto della
carità. Lo afferma Papa Francesco nel Messaggio scritto per il periodo di preparazione
alla Pasqua, che inizierà il prossimo 5 marzo, Mercoledì delle Ceneri. La sintesi
del Messaggio nel servizio di Alessandro De Carolis:
Tre miserie
che nel mondo non sono mai mancate: il non avere niente – o averne troppo poco – per
vivere con dignità in mezzo agli altri, l’avere un cuore e una mente bruciati da una
qualche schiavitù, oppure avere le mani anche piene di beni ma vuota l’anima, che
non sa credere in niente perché niente vale la pena. E dall’altra parte, l’“antidoto”:
il Vangelo. Per Papa Francesco, la Quaresima consiste essenzialmente nel curare le
prime mettendo in pratica il secondo. Il suo Messaggio ruota attorno alla povertà
cristiana così come la spiega S. Paolo: Gesù, “da ricco che era, si è fatto povero
per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. Questo, scrive
subito il Papa, “non è un gioco di parole” né “un’espressione ad effetto”, ma la dimostrazione
dello “stile di Dio” e della sua “logica”. Dio si rivela al mondo con la povertà di
suo Figlio, “spogliato” di potenza e gloria perché il suo modo di amare l’uomo è fatto
di “grazia, generosità, desiderio di prossimità”. “Dio – scrive Papa Francesco – non
ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte
del proprio superfluo con pietismo filantropico”. Dio è invece un Padre che in Gesù
“non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate”. La carità, l’amore – insiste
– “è condividere in tutto la sorte dell’amato”. E questo tipo di amore “rende simili,
crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze”. Dunque, spiega il Papa “questa povertà
con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi” è “proprio il suo modo di amarci, il suo
farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano”. E per dei cristiani, sempre, e soprattutto
in Quaresima, non c’è altra strada che “l’imitazione del Maestro”.
Dal tipo
di amore, Papa Francesco passa agli obiettivi. “Siamo chiamati – dice – a guardare
le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per
alleviarle”. La miseria, chiarisce anzitutto, “non coincide con la povertà; la miseria
è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza”. Dopodiché distingue:
la miseria “materiale” è quella più evidente per cui una persona non ha cibo sufficiente,
o acqua, condizioni igieniche, lavoro, possibilità di sviluppo e di crescita culturale.
E di fronte questo, ribadisce Papa Francesco, “la Chiesa offre il suo servizio” in
senso ampio, cioè impegnandosi anche perché “cessino nel mondo le violazioni della
dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi, sono all’origine
della miseria”. “È necessario – chiosa – che le coscienze si convertano alla giustizia,
all’uguaglianza, alla sobrietà e alla condivisione”.
C’è poi la miseria “morale,
che è “non meno preoccupante”. Quante famiglie – osserva il Papa – sono “nell’angoscia”,
e spesso si rovinano, “perché qualcuno dei membri – spesso giovane – è soggiogato
dall’alcol, dalla droga, dal gioco, dalla pornografia!”. E quante, prosegue, “sono
costrette a questa miseria da condizioni sociali ingiuste, dalla mancanza di lavoro
che le priva della dignità che dà il portare il pane a casa, per la mancanza di uguaglianza
rispetto ai diritti all’educazione e alla salute”. In questi casi, scrive, “la miseria
morale può ben chiamarsi suicidio incipiente”. Alla miseria morale si lega spesso
quella “spirituale” e qui, asserisce Papa Francesco, “il Vangelo è il vero antidoto”,
che impegna quindi il cristiano “a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che
esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci
ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna”.
“Cari
fratelli e sorelle – è l’auspicio di Papa Francesco – questo tempo di Quaresima trovi
la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria
materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico”, ma “potremo farlo – sottolinea
– nella misura in cui saremo conformati a Cristo, che si è fatto povero e ci ha arricchiti
con la sua povertà”. E soggiunge: “La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione;
e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire
altri con la nostra povertà. Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe
valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina
che non costa e che non duole”.