Giornata mondiale del Cancro: intensificare la prevenzione
Sono oltre 12 milioni le persone a cui ogni anno viene diagnosticato un tumore e circa
7 milioni e mezzo muoiono per questa causa. Sono dati forniti dall’Unione internazionale
contro il cancro (UICC) nella Giornata Mondiale contro questa malattia, celebrata
ieri. “Combattere il cancro con la prevenzione” il tema al centro delle iniziative
promosse quest’anno. La prevenzione rimane infatti la via più efficace per combattere
i tumori e ciò significa dire no al fumo, limitare il consumo di alcool, seguire una
sana alimentazione, fare attività fisica, evitare l’esposizione eccessiva al sole.
Altro strumento fondamentale la diagnosi precoce. Ma oggi quanto è stato recepito
dalla popolazione e dalle strutture sanitarie questo messaggio? Eliana Astorri
lo ha chiesto a Vincenzo Valentini, direttore dell’Unità Operativa complessa
di Radioterapia 1 del Gemelli di Roma:
R. – Sicuramente,
siamo in un momento nel quale la prevenzione viene percepita come un’attenzione a
fare una diagnosi precoce che non sottovaluti i primi sintomi. Chiaramente, questa
attenzione ha bisogno di infrastrutture e di organizzazione che sappiano intercettare
questa esigenza in maniera appropriata. In Italia, ci troviamo ad avere delle eccellenze
in questo campo, ma anche delle situazioni che necessitano di miglioramento. Sicuramente,
la popolazione è pronta: non ha più paura di parlare di questa malattia, di offrire
una risposta positiva alle possibilità che gli vengono offerte. Per alcune neoplasie,
però, ci troviamo ancora non allineati a degli standard europei per quello che riguarda
la possibilità di intercettare la malattia in una fase iniziale.
D. – Parlando
di terapie sempre più personalizzate e sempre meno invasive: qual è il futuro?
R.
– La preservazione d’organo rappresentata un obiettivo per i gruppi multidisciplinari.
La possibilità di poter essere sempre meno invasivi nei trattamenti è una sfida che
chiaramente richiama l’attenzione e la motivazione della maggior parte dei ricercatori.
Non possiamo dimenticare che la malattia neoplastica è una malattia aggressiva e non
sempre riusciamo a poterla fronteggiare senza dover richiedere grossi impegni da parte
dei pazienti, in termini di sacrifici e anche – a volte – con sequele di trattamenti
che vengono eseguiti. Ma sicuramente la prevenzione e le nuove terapie delle quali
disponiamo stanno offrendo una possibilità di poter guarire sempre più pazienti e
anche di preservare e mantenere le funzionali e la qualità di vita di tutti coloro
che adesso hanno bisogno di cure, a volte anche intense e aggressive, ma che alla
fine possono ricordare il percorso di questa malattia come un percorso passato e non
più significativo per quello che stanno vivendo attualmente.
D. - Quindi professore,
nonostante i dati dell’Unione internazionale contro il cancro, che prevede 17 milioni
di morti a causa di questa patologia entro il 2030, in questa Giornata mondiale possiamo
dire che oggi molte forme sono guaribili e con altre si può comunque avere una qualità
di vita accettabile?
R. – Sicuramente sì. Ovviamente, il numero che lei ha
indicato riflette anche un invecchiamento complessivo della popolazione, che significa
che più persone arrivano a un’età molto avanzata, dove l’incidenza di questa malattia
per molte patologie diventa maggiore. Ma, complessivamente, le percentuali di sopravvivenza
si sono innalzate, le percentuali di pazienti che mantengono una qualità di vita ottima
sono anch’esse in incremento. Quindi, con fiducia, possiamo dire che qualcosa sta
cambiando e che per molti la speranza non è più un desiderio, ma si concretizza con
una possibilità di guarigione.