2014-02-04 14:59:23

Facebook compie 10 anni. Prof. Colombo: società commerciale controlla dati di 1,2 miliardi di persone


Compie 10 anni di Facebook, che oggi collega in rete 1 miliardo e 250 milioni cosiddetti ‘amici’, sparsi nell’intero Pianeta e fattura 6 miliardi di dollari l’anno. Fondata il 4 febbraio del 2004, la società Facebook, quotata in Borsa nel 2012, vanta una capitalizzazione di 138 miliardi di dollari. C’è chi parla di rivoluzione nella comunicazione portata dai social media. Ma possiamo dire che abbia migliorato la qualità della vita collettiva? Roberta Gisotti ha girato la domanda al prof. Fausto Colombo, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione dello spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.RealAudioMP3

R. – Cominciamo col dire che si tratta di un mezzo di comunicazione che serve ad entrare in relazione, a costituire gruppi, dare informazioni in un modo orizzontale. Come tale offre naturalmente dei vantaggi. Di qui a dire che abbia reso la vita migliore o peggiore, dipende… Dipende naturalmente dall’uso che se ne fa, dipende in parte dalla prevalenza che ci può essere fra gli elementi – diciamo – di controllo sociale, per esempio tutte le cose che noi facciamo su Facebook sono ovviamente monitorate e diventano strumenti per proporci acquisti o relazioni di questo tipo e, invece, la componente più libera, più sinceramente relazionale e interpersonale.

D. – Papa Francesco, nel suo messaggio per la Giornata delle Comunicazioni 2014, sottolinea due rischi: il rischio della velocità delle informazioni in Rete, che non aiuta la riflessione e il giudizio e il rischio dell’isolamento sia da chi ci vive accanto, che quello di chiudersi in un ambiente – come dire - a nostro piacimento…

R. – Quando io devo spiegare il funzionamento dei media ai miei studenti faccio sempre un esempio evangelico: l’episodio di Zaccheo. Zaccheo sale su un sicomoro per vedere Gesù, ma quello che gli interessa è semplicemente soddisfare una sua curiosità. Vuole vedere questa persona di cui tutti parlano, solo che essendo piccolo sale sul sicomoro, che è l’esempio del medium: io uso un medium per vedere… Quello che fa Gesù è interessante, perché è di rovesciare questa logica e di chiedere a Zaccheo di incontrarlo personalmente, di recarsi a casa sua e attraverso questa cosa lo converte. Allora, questi strumenti sono sempre un’opportunità, ma hanno dei limiti. Un limite è quello di tenerti distante, non solo di avvicinarti, perché si tratta pur sempre di conoscenze, di fenomeni mediati. Per esempio l’amico di Facebook non è necessariamente un amico nella vita: è amico in un altro senso, nel senso appunto relativo a quel piccolo universo che è Facebook. Inoltre tendono – appunto come sottolineava il Papa – ad essere usati frettolosamente: per esempio Zaccheo voleva semplicemente vedere, un’occhiata e via. E invece le relazioni umane richiedono pazienza, tempo, silenzio, dedizione, cura. Da questo punto di vista i media e soprattutto – direi – Facebook vanno trattati con i guanti. D’altronde alcune nostre recenti ricerche dimostrano che usando nel tempo Facebook, le persone cominciano a porre attenzione a questa questione. Ci sono comportamenti che si trasformano nel tempo: ci sono persone – per esempio – che stanno più attente alle cerchie di amici e non mandano più tutto a tutti, ma cominciano a creare una discrezionalità fra i vari contenuti e le persone a cui devono essere inviate; ci sono persone che escono da Facebook; ci sono persone che limitano le persone con cui sono in contatto, riducono questo numero. Tutti questi sono comportamenti che fanno vedere come, ponendosi in relazione con un medium, con una certa attenzione umana, lentamente si impari ad utilizzarlo in modo sempre più consapevole.

D. – Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, oggi è tra gli uomini più ricchi del mondo, così come lo sono gli altri ‘signori’ che dominano la Rete, come i proprietari di Apple e Google, che risultano però anche i maggiori elusori, se non evasori, di tasse. Ecco, questo ci fa pensare a chi stiamo dando o abbiamo già dato le chiavi del mondo?

R. – Temo che fra grande capitale e grande evasione ci siano delle connessioni molto forti, però spero di non avere un pregiudizio! Quindi questa cosa non riguarda il fatto che siano imprenditori del settore dei nuovi media, ma che siano imprenditori con una certa etica o senza una certa etica. Ricordiamo anche, per dire, che la Rete mette a disposizione una serie di risorse che invece sono molto più trasparenti e molto più ben gestite. Quello che è vero è che bisognerebbe interrogarsi sulle responsabilità non tanto delle persone, ma di questi soggetti: voglio dire Google, Facebook hanno in mano dati su di noi che nessuno Stato ha mai avuto in questa dimensione, ma non portano le responsabilità di uno Stato, perché sono entità commerciali. Quindi la cosa su cui occorre interrogarsi e su cui occorre continuare a lavorare, perché in parte la legislazione europea e nazionale lo fa, è chiedersi come proteggere il cittadino dai mal usi che possono essere fatti di tutto ciò che lui fa sulla Rete: come vengono usate le informazioni che lui stesso, volontariamente, talvolta un po’ maldestramente certifica di sé sulla Rete, dicendo dove è, che cosa fa, che cosa consuma, con chi è amico… Come vengono usati questi dati? Questo è il grande problema, credo, dei prossimi anni.







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