Cuba: seminario sulle comunicazioni sociali. Mons. Celli: annunciare Cristo nel continente
digitale
Iniziata ieri all’Avana, a Cuba, un seminario sulle nuove tecnologie organizzato dal
Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali. Tema conduttore, il Messaggio del
Papa per la 48.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, dal titolo “Comunicazione
al servizio di una autentica cultura dell’incontro”. All’evento, che vede la presenza
di 35 vescovi dell’America Centrale e dei Caraibi, partecipa anche il presidente del
dicastero vaticano mons. Claudio Maria Celli. Philippa Hitchen gli ha
chiesto quale sia lo scopo di questo appuntamento:
R. - Questo
seminario mira a introdurre i vescovi nella complessità delle tecnologie attuali per
riscoprirne la valenza non solamente comunicativa, ma anche collegiale. Noi stiamo
favorendo una comunione ecclesiale, riscoprendo come le attuale tecnologie della comunicazione
non solo svolgano un ruolo di comunicazione ma anche di comunione.
D. – Ci
sono grandi sfide in questi Paesi …
R. - Certo, questi Paesi stanno affrontando
varie difficoltà, anche se stanno compiendo passi da gigante. Però, la Chiesa fa ancora
fatica a utilizzare, a vivere in questa contestualità. Come lei sa, ormai le tecnologie
attuali di comunicazione non sono più solamente uno strumento, ma danno origine ad
un ambiente di vita che oggi ha le dimensioni di una rete sociale. Io amo parlare
di “un continente digitale”. E la Chiesa è chiamata a dare testimonianza dei valori
cristiani, ad annunciare il Vangelo in questa contestualità, dove oggi abitano centinaia
di milioni di uomini e donne, specialmente giovani. Quindi, questa per noi è una sfida,
perché dobbiamo essere capaci, piano piano, di usare un linguaggio che gli uomini
e le donne di oggi possano capire e, nello stesso tempo, dobbiamo stare attenti alle
sfide che queste realtà ci offrono. Un tema grande sarà anche quello della preparazione
dei futuri sacerdoti. I giovani di oggi sono molto esperti tecnologicamente perché
sono nati in questo contesto digitale. Ma per noi, la comunicazione, e in campo ecclesiale
parlerei di “comunione ecclesiale”, non è solamente il frutto di una conoscenza tecnologica;
dobbiamo crescere, maturare, capire in profondità che cosa significa “comunicare oggi”,
cosa significa “testimoniare oggi” e, con la nostra vita e con le nostre parole, cosa
significa “testimoniare Gesù Cristo”. Questa è la sfida che dovremmo affrontare insieme
ai vescovi.
D. - A Cuba, in particolare, la Chiesa affronta grandi difficoltà,
anche per quanto riguarda i limiti all’accesso ai mezzi di comunicazione. Che cosa
spera di fare, in questo senso, durante questo viaggio?
R. - Direi che la Chiesa
cubana, nelle sue diverse articolazioni, sta dando una buona testimonianza, nonostante
sia privata di tante opportunità. Noi speriamo che nel futuro le cose possano migliorare.
Ecco perché direi che - anticipando un po’ i tempi - questo Pontificio Consiglio ha
organizzato un corso biennale per operatori della comunicazione nelle varie diocesi
cubane, che stanno già svolgendo un ruolo particolare nelle Chiese locali in questo
campo. Certo, una comunicazione con molti limiti, con molte difficoltà, però guardo
- perché ho conosciuto alcuni di loro - al loro cuore, alla loro generosità, al loro
impegno ... Ecco, perché guardo con fiducia al futuro nonostante le difficoltà. La
Chiesa cubana è impegnata a dare testimonianza e a vivere con responsabilità le opportunità
- anche se ridotte - che le vengono offerte nel campo comunicativo.