2014-02-03 14:44:59

Violenza nello Yemen: duplice attentato a Sana'a, rapiti due cittadini europei


Violenza nello Yemen: un colpo di mortaio è stato lanciato verso l'ambasciata francese a Sana'a, senza colpirla, mentre a poche centinaia di metri è esplosa un'autobomba nel quartiere diplomatico di Hadda. Lo rendono noto fonti della polizia, secondo le quali gli attentati non avrebbero provocato vittime. Si moltiplicano, poi, i rapimenti di stranieri: nelle ultime ore sono stati sequestrati un cittadino britannico ed uno tedesco. Lo Yemen, insomma, si conferma un Paese tutt’altro che stabilizzato. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Farian Sabahi, docente al corso “Middle East” all’Università Bocconi di Milano:RealAudioMP3

R. – A Sana'a la situazione sembra paradossalmente tranquilla. Si sono sentiti sì degli spari. Si sa del rapimento del cittadino tedesco, ma non di quello britannico. A rischio ora c’è quello che era percepito come un successo dello Yemen, cioè la Conferenza del dialogo nazionale, che ha visto seduti allo stesso tavolo 500 delegati delle varie fazioni dell’opposizione e anche dei ribelli, ma non Al Qaeda, che approfitta delle divisioni per guadagnare terreno e soprattutto fa attentati proprio per destabilizzare la situazione. La Conferenza per il dialogo nazionale ha permesso di evitare in Yemen la guerra civile, cosa che non è possibile invece in Siria per una serie di motivi. Innanzitutto, in Yemen, nessuna grande potenza ha interessi strategici con il clan dell’ex presidente Saleh, cosa che non vale per la Siria, dove la Russia per esempio ha interessi economici, strategici con la famiglia Assad. Il secondo motivo è che in Yemen, di fatto, tutti temono Al Qaeda, e il terzo motivo è che l’ex presidente Saleh non ha usato le forze armate contro i civili, come ha fatto invece in Siria il presidente Assad.

D. – Comunque lo Yemen continua ad essere un Paese strategico sul fronte geopolitico, nonostante la comunità internazionale sembri non occuparsene, almeno non quanto dovrebbe...

R. – In realtà, lo Yemen è un Paese strategico, perché da Bab Al-Yemen, dalle porte dello Yemen, passano il petrolio, i barili che vengono in Europa attraverso il Canale di Suez, e dallo Yemen transitano anche tanti rifugiati che giungono dal Corno d’Africa. Tawakkul Karman, premio Nobel per la pace 2011, ha tenuto tante conferenze in giro per il mondo, chiedendo di prendere posizione, in particolare contro l’ex presidente Saleh, che è accusato di sabotare la Conferenza del dialogo nazionale. E proprio recentemente l’ambasciatore britannico a Sana'a ha avanzato l’ipotesi di imporre sanzioni contro l’ex presidente Saleh e contro il suo clan, sanzioni che dovrebbero essere motivate dai suoi tentativi appunto di mandare a monte la transizione.

D. – L’enorme frammentazione impone una ridefinizione territoriale delle province yemenite, che formeranno il nuovo Stato federale. Da cosa si dovrà partire?

R. – Il punto di partenza fondamentale è che il nuovo Yemen sarà uno Stato federale. Resta da vedere come saranno distribuite le risorse e non solo una definizione delle province. Bisognerà fare grande attenzione al Sud, perché dopo l’unificazione avvenuta nel 1990, il Sud si è sentito di fatto colonizzato dal Nord più tradizionalista. Il Sud è sul piede di guerra, dopo che a dicembre un leader e le sue guardie del corpo sono state uccise. Quindi, particolare attenzione al Sud. Il fatto che Hadi Mansur, che è il successore dell’ex presidente Saleh - era anche il suo vice - venga dal Sud, non è sufficiente.







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