2014-02-03 17:49:25

Evangelii gaudium, 2 mesi dopo. E' tempo di avviare il processo di riforma!


RealAudioMP3 "L'Evangelii gaudium corre il rischio di tanti documenti magisteriali che sono accolti con gioia e deferenza, ma rimangono poi solo delle buone intenzioni. Dovrebbe invece tradursi in un atteggiamento pratico che, come ricorda Papa Francesco nella stessa esortazione, deve essere di discernimento, purificazione e riforma. Tanto più è importante per un testo che il Papa ci offre, al termine dell'Anno della Fede, dopo il Sinodo e a 50 anni dal Concilio, come strumento che apra una tappa nuova dell'evangelizzazione e dischiuda dei cammini concreti". A più di due mesi dalla pubblicazione della prima esortazione apostolica del pontificato di Papa Bergoglio, il teologo Piero Coda, docente di teologia sistematica all'Istituto universitario 'Sophia' di Loppiano, lancia un monito importante. "E' un'esortazione che va ripresa spesso tra le mani, su cui bisogna riflettere e dialogare per vedere cosa dobbiamo fare per sintonizzarci con ciò che lo Spirito, attraverso le parole del Papa, ci dice". E' d'accordo Sergio Tanzarella, docente di storia della chiesa alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. "Il rischio di non dare un seguito concreto a questa esortazione - spiega - è insito nel testo stesso che non ci chiede tanto uno sforzo intellettuale di lettura, quanto una profonda revisione di quello che siamo, per ricentrare il nostro compito di evangelizzazione e attuare una profonda trasformazione di quello che è stato fino a oggi. Molti si sono impegnati generosamente in questo compito, ma il Papa ci dice che i modi utilizzati non sono stati efficaci e adeguati ai tempi". "Quando il Papa al punto 18 precisa che il suo testo non è un trattato, ma vuole avere un'incidenza pratica nella vita della Chiesa - aggiunge lo storico - è evidente che ci chiama a un principio di responsabilità, anzi di corresponsabilità, che richiede un impegno sconvolgente per certe fissità che si erano realizzate nel corso dei secoli e che lui vuole rimettere in movimento". "Mi sono convinto in questi mesi - prosegue Tanzarella - che non servano grandi manifestazioni, ma un impegno concreto per singoli gruppi che possa cominciare una lettura attenta, progressiva, comunitaria di questo testo. E' un cammino che le comunità devono assumere, perché tutto va rivisto. Dobbiamo rivedere noi stessi, il cammino della nostra comunità, della nostra diocesi. Serve una nuova autocomprensione, una nuova ecclesiologia. Ed è un processo che va avviato da subito. Noto che in alcune parrocchie si sta avviando ma richiederà tempo, perché è un processo che va vissuto da tutta la comunità attraverso la lettura, la meditazione e la reazione personale. Vedo però che non c'è un grande interesse a intraprendere questo cammino in molte comunità". "Ho sentito molte persone che a livello personale mi dicono di star facendo una meditazione individuale sulla Evangelii gaudium", aggiunge don Piero Coda. "Ma, non basta. Occorre mettere in atto, realizzare - all'interno delle singole comunità religiose, parrocchiali, dei gruppi, movimenti - dei luoghi e dei momenti in cui si prende in mano questo manifesto programmatico, lo si legge, ci si lascia interrogare, si prega e si prendono decisioni". "E' lo stesso Papa a dire che vuole mettere in atto un grande processo di trasformazione missionaria della Chiesa. E sono parole di un certo peso, quindi lasciare che tutto cada non si può", conclude don Piero Coda. "E' un processo che prima di tutto deve partire dai vescovi, dai sacerdoti, dai responsabili di comunità, ma qualora non partisse occorra che parta dalla base. E' il popolo di Dio che è chiamato in causa e quindi il popolo di Dio, per il fiuto e l'olfatto che ha, deve mettersi in cammino per seguire ciò che lo spirito oggi dice a tutta la Chiesa". (a cura di Fabio Colagrande)







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