2014-02-02 14:33:08

Giornata di elezioni presidenziali in Salvador e Costa Rica


Primo turno delle elezioni presidenziali ieri sia in Salvador che in Costa Rica. Nel Paese salvadoregno, le destre si presentano divise, in quello costaricano partecipa alla competizione elettorale una nuova coalizione di sinistra, il Fronte Amplio. Nei giorni scorsi, i vescovi di entrambi i Paesi avevano lanciato un appello alla popolazione contro l’astensionismo. Filippo Passantino ne ha parlato col collega cileno, Luis Badilla:RealAudioMP3

R. – Per tutti e due i Paesi il significato è più o meno lo stesso, anche se naturalmente le condizioni storiche sono diverse. Nel caso della Costa Rica, si tratta di una democrazia consolidata, molto solida, molto profonda e dinamica: è l’unico Paese nel continente americano che non ha forze armate e dove non c’è mai stato un colpo militare. Nel caso del Salvador, ormai sono già passati molti anni e il processo di pace, dopo la guerra interna, è andato avanti consolidandosi, anche se non in modo completo. Credo che questa elezione democratica del capo dello stato del Salvador sia un ulteriore passo nel consolidamento di questo cammino democratico di pacificazione.

D. – Perché i vescovi hanno lanciato un appello contro l’astensionismo?

R. – E' un appello a votare perché esiste una tradizione abbastanza consolidata, almeno negli ultimi anni, in particolare per i Paesi dell’America Centrale: far credere ai cittadini, agli elettori, che i giochi politici tra i grandi partiti siano fatti. I vescovi allora cercano di smontare questo modo di ragionare dicendo che il voto degli elettori serve. Perché se oggi gran parte del gioco politico è in mano a tre o quattro partiti, questo avviene proprio perché la stragrande maggioranza degli elettori poi non va a dire come la pensa, non va a votare.

D. – Perché è più importante l’elezione dell’Assemblea nazionale nel Costa Rica come hanno dichiarato i vescovi del luogo?

R. – Il Congresso nazionale, la Camera unica ha fortissimi e determinanti poteri nella promulgazione delle leggi, ma nel caso della Costa Rica le priorità sono sostanzialmente tre: la crisi economica, che ha creato un esercito di “impoveriti”, aumentando la diseguaglianza sociale e l’iniquità. Poi, ci sono i temi eticamente sensibili che in Costa Rica hanno una grande importanza, come quelli sul diritto alla vita, il matrimonio, la famiglia. Infine, un terzo tema che i vescovi hanno collocato tra le priorità riguarda l’educazione e il fatto che il Paese ha bisogno di cittadini formati, maturi, lavoratori e anche critici. Ma questo appello fatto dai vescovi della Costa Rica lo si potrebbe fare per tutta l’America Latina e anche nel caso del Salvador, dove anche lì i vescovi hanno chiamato i cittadini a votare.

D. – Quali emergenze dovrà affrontare il nuovo presidente in Salvador?

R. – Sostanzialmente, quelle che lascia il presidente, Maurizio Funes. Innanzitutto, la situazione economica più o meno simile al caso della Costa Rica. Nel Salvador c’è molta povertà e anche lì c’è un problema di iniquità sociale piuttosto forte che si lega a una seconda sfida salvadoregna, ovvero la violenza metropolitana. In terzo luogo, l’integrazione economica regionale che vale per tutti gli altri Paesi dell’area. Essendo Paesi molto piccoli, con pochi abitanti, piccoli territori, le loro economie sono piccole e deboli e in un mondo globalizzato sono destinate a perdere. Allora, l’idea che si cerca di portare avanti in tutta la regione centroamericana è un’integrazione regionale molto profonda e accelerata, per fare del Centro America una sola nazione, una sola economia in grado di competere.

Ultimo aggiornamento: 3 febbraio







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