Sud Sudan, 750 mila in fuga dagli scontri tra esercito e ribelli Juba
Grave allarme umanitario per il Sud Sudan, dove continuano gli scontri armati tra
esercito di Juba e ribelli. Secondo l’Onu, che lo ha lanciato ieri, sarebbero 740
mila le persone in fuga dalle violenze all’interno del Paese. Oltre 120 mila si sono
invece rifugiate in Kenya, Uganda, Etiopia e Sudan. Per un’analisi della situazione,
Giancarlo La Vella ha intervistato Carla Bellani di Pax Christi Italia,
responsabile del programma per il Paese africano:
R. – La situazione
è gravissima, soprattutto nelle zone che sono state colpite dai bombardamenti e dagli
attacchi dei due fronti. Lì abbiamo città che sono state rase letteralmente al suolo.
Sono città fantasma. La gente è fuggita: chi è fuggito nelle paludi, chi è riuscito
a mettersi in salvo nei boschi, chi – forse i più fortunati – si sono asserragliati
nelle sedi di compound delle Nazioni Unite, che a loro volta in alcune zone
sono stati poi attaccati…
D. – Ci sono organizzazioni che cercano di portare
sollievo a questa massa di persone disperate?
R. – La cosa è molto difficile,
anche perché i rifornimenti e gli aiuti Onu sono stati presi d’assalto da entrambe
le parti, quindi non arrivano alla popolazione.
D. – Si può fare qualcosa per
risolvere questa situazione sia dal punto di vista umanitario che politico?
R.
– Dal punto di vista umanitario, bisogna essere sul terreno e vedere concretamente
che agibilità vi sia e che cosa si possa fare. Dal punto di vista politico, quello
che noi come Pax Christi abbiamo fatto è, per esempio, dare voce alla società civile
sudanese e penso ai sudanesi della diaspora, penso agli organismi sudanesi per la
pace e per i diritti. Ecco, noi diamo voce a queste forze di pace interne che vogliono
un Sud Sudan diverso e che vogliono uscire dalla spirale della guerra.