Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
In questa Domenica, in cui la Chiesa celebra la Festa della Presentazione del Signore,
la liturgia ci propone il Vangelo in cui Maria e Giuseppe portano il bambino Gesù
al Tempio per il riscatto del primogenito, come prescritto dalla legge di Mosè. Simeone,
uomo giusto, e la profetessa Anna, riconoscono in quel bambino il Salvatore tanto
atteso. Simeone dice:
“I miei occhi han visto la tua salvezza preparata
da te davanti a tutti i popoli”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano
missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
La festa di
oggi, che la tradizione popolare conosce come la “candelora”, per le candele che si
usano nella processione prevista dalla liturgia, è in realtà la manifestazione del
Signore che chiude il ciclo del Natale e ci proietta già verso la luce della Pasqua.
Gesù, che è il Primogenito, viene presentato al Tempio perché, come ogni primogenito
(dalla notte della prima Pasqua), appartiene al Signore ed Egli lo invia non solo
a “restaurare le tribù di Giacobbe”, ma anche come luce per le genti, perché “porti
la salvezza fino all’estremità della terra. Simeone e Anna, che riassumono l’attesa
di Israele, vanno incontro del Signore e, illuminati dallo Spirito, lo riconoscono
e gli rendono testimonianza; l’immagine di Simeone che riceve tra le braccia il bambino
rievoca l’adorazione dei pastori e dei magi, la presenza di Maria, a cui viene predetta
una spada di dolore, ci porta ai piedi della croce, dove Gesù sarà quel segno di contraddizione
che svelerà i pensieri di molti cuori. L’attesa di Simeone ed Anna non è finita, è
l’attesa di quanti aspettano ancora oggi la redenzione di Gerusalemme. Oggi il Signore
viene a dare compimento a tutte le nostre attese, alle attese di tutte le genti, andiamogli
incontro con gioia, spalanchiamo le porte a Cristo, le porte delle nostre case, delle
nostre città, perché faccia risplendere in mezzo al disorientamento e alle tenebre
che ci circondano la sua luce divina. E così potremo cantare anche noi con Simeone
ed Anna: “Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace perche i miei occhi
hanno visto la tua salvezza”.