Vescovi Triveneto contro il "gender". Mons. Moraglia: differenza uomo-donna ricchezza
sociale
Una posizione forte a sostegno della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
In occasione della “Giornata per la vita”, che ricorre domani 2 febbraio, i vescovi
delle 15 diocesi del Triveneto hanno preparato una nota pastorale che sottolinea le
emergenze legate alla famiglia e alla vita. Nel testo, vengono evidenziate anche le
ragioni per le quali reputano "inaccettabile" l'ideologia del gender. Filippo Passantino
ne ha parlato col presidente della locale Conferenza episcopale, mons. Francesco
Moraglia, patriarca di Venezia:
R. - I vescovi
del Triveneto, guardando un po’ a tutte le situazioni che contrastano o rendono difficile
la vita, hanno anche voluto guardare la tematica educativa, prendendo spunto proprio
dalla frase del Papa: “Il compito educativo è una missione chiave", perché noi riteniamo
che nell’educazione si giochi il futuro della nostra società. Il cuore del documento
può essere considerato la frase di Papa Francesco, anzi potremmo dire due: una, tratta
dalla Lumen Fidei numero 52, dove si parla della famiglia come dell’unione
stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio, nasce dal loro amore, nasce dal riconoscimento
e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono
unirsi in una sola carne. La seconda, tratta dall’Evangelii Gaudium, numero
66, dove si parla proprio della famiglia come della cellula fondamentale della società,
luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere agli altri.
D.
- Quale aspetto della teoria del gender è incompatibile con la dottrina cristiana?
R.
- Quello che ha ribadito anche la Santa Sede nei colloqui di Ginevra, dove la delegazione
vaticana ha parlato con il Comitato Onu per la Convenzione dei diritti del Fanciullo
e dove, appunto, la delegazione della Santa Sede, per bocca dell’arcivescovo Tomasi,
affermava il rifiuto di una teologia del gender, che nega di fatto il fondamento
oggettivo della differenza e complementarietà dei sessi, divenendo anche fonte di
confusione sul piano giuridico. Questa, potremmo dire, è un’altra luce che ha illuminato
la riflessione dei vescovi del Triveneto.
D. - Un altro aspetto del documento
è la necessità di affermare i termini “madre” e “padre”, che in alcune occasioni,
e anche in Veneto, si è cercato di cancellare…
R. - E’ espressione di una sensibilità
e cioè la libertà di educare da parte dei nostri genitori, che devono essere informati,
che vogliono essere informati giustamente circa tutto quello che viene proposto in
un progetto educativo ai loro figli. Noi vescovi ci siamo mossi proprio ritenendo
quella frase dell’Evangelii Gaudium di Papa Francesco, in cui il Santo Padre
dice che nessuno può esigere da noi vescovi che la religione sia relegata in sacrestia,
nell’intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale
e senza preoccuparci per la salute delle istituzioni e delle società civili, senza
esprimerci sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Quest’altro punto è stato
per noi fondamentale, è stato per noi una riflessione importante proprio pensando
di offrire qualcosa di bene alla nostra società, per un confronto e anche per guardare
con più fiducia al futuro.