Siria: nulla di fatto nel primo round di negoziati a Ginevra
La prima fase dei colloqui di pace a Ginevra sulla Siria si è conclusa "senza alcun
progresso". Lo ha ammesso l'inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, che ha parlato
di un "inizio modesto", ma si è detto convinto che si tratti comunque di un "inizio
sul quale si può costruire". In una conferenza stampa, Brahimi ha affermato che la
seconda fase dei colloqui dovrebbe aprirsi il 10 febbraio. “La gente in Siria – ha
poi aggiunto - comincia a essere contrariata, ma dico loro che la situazione è così
grave che non è possibile uscirne in una notte. Il divario tra le due parti resta
profondo, su questo non si può fingere. Ma nei nostri colloqui ho notato un minimo
di base comune, forse più di quanto le due parti vogliano riconoscere". Per un bilancio
dei negoziati, Fausta Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente
di Storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento:
R. - Probabilmente,
l’unico risultato possibile in questo momento era fermare i colloqui, prendere un
periodo di consultazioni, sentire i legittimi e relativi leader e vedere un pochino
come poter andare avanti. Certo, la questione di un summit in cui si trovano troppe
persone, lì, di fronte, non credo sia probabilmente il metodo migliore. In tutti i
processi di pace - penso anche a quelli, anche se con tutte le difficoltà del caso,
del conflitto israelo-palestinese ma penso anche prima agli accordi tra Israele e
Giordania o Israele ed Egitto - anzitutto sono venuti gli incontri segreti, gli incontri
bilaterali tra le parti, dopodiché ci si è incontrati in un summit generale.
D.
- Sembra proprio che sia il futuro di Assad il vero nodo: è così?
R. - Probabilmente
sì. Probabilmente, c’è la questione di cosa fare di Assad, perché ha sicuramente alle
spalle dei protettori molto forti - la Russia o l’Iran stesso, che tra l’altro non
è presente in questo summit e credo sia una mancanza molto forte - e quindi il ruolo
e il futuro del presidente siriano è una questione assolutamente centrale in ogni
punto del colloquio.
D. - In attesa del prossimo round di negoziati,
si fa strada il pensiero del prossimo colloquio Iran-Usa sul nucleare iraniano, in
febbraio. In qualche modo si intrecciano le due cose?
R. - Non credo che si
intreccino. Sicuramente, potranno avere dei punti in comune. Da quello che si legge
delle dichiarazioni iraniane da quando i due Paesi si sono - diciamo tra virgolette
- riavvicinati, non ci sono stati momenti particolarmente duri di nuovo allontanamento.
E poi la questione nucleare è una questione che preme moltissimo sia agli Stati Uniti
che all’Iran e credo che non la vorranno mettere al momento da parte ed evitare di
discuterne. Altra cosa è la questione siriana in cui secondo me un coinvolgimento
dell’Iran, in questo momento, mi sembra più che opportuno.
D. - Abbiamo citato
l’Iran, citiamo anche la Cina e la Russia come protagonisti "ombra" dietro il regime
di Assad. Ricordiamo che il leader dell’opposizione siriana sarà a Mosca il 4 febbraio.
Anche qui, quali possibili ulteriori sviluppi ci possono essere nella posizione?
R.
- Intanto, è importante che l’opposizione siriana si confronti con il maggior protettore
del presidente Assad, in maniera tale che in queste conversazioni - io vedo qui il
centro di ogni discussione e cioè negli accordi bilaterali, negli incontri bilaterali
- si possa discutere di quali potrebbero essere le nuove possibilità, o di un summit
generale o di incontri bilaterali segreti.