2014-01-31 12:41:32

Siria: nulla di fatto nel primo round di negoziati a Ginevra


La prima fase dei colloqui di pace a Ginevra sulla Siria si è conclusa "senza alcun progresso". Lo ha ammesso l'inviato di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, che ha parlato di un "inizio modesto", ma si è detto convinto che si tratti comunque di un "inizio sul quale si può costruire". In una conferenza stampa, Brahimi ha affermato che la seconda fase dei colloqui dovrebbe aprirsi il 10 febbraio. “La gente in Siria – ha poi aggiunto - comincia a essere contrariata, ma dico loro che la situazione è così grave che non è possibile uscirne in una notte. Il divario tra le due parti resta profondo, su questo non si può fingere. Ma nei nostri colloqui ho notato un minimo di base comune, forse più di quanto le due parti vogliano riconoscere". Per un bilancio dei negoziati, Fausta Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento:RealAudioMP3

R. - Probabilmente, l’unico risultato possibile in questo momento era fermare i colloqui, prendere un periodo di consultazioni, sentire i legittimi e relativi leader e vedere un pochino come poter andare avanti. Certo, la questione di un summit in cui si trovano troppe persone, lì, di fronte, non credo sia probabilmente il metodo migliore. In tutti i processi di pace - penso anche a quelli, anche se con tutte le difficoltà del caso, del conflitto israelo-palestinese ma penso anche prima agli accordi tra Israele e Giordania o Israele ed Egitto - anzitutto sono venuti gli incontri segreti, gli incontri bilaterali tra le parti, dopodiché ci si è incontrati in un summit generale.

D. - Sembra proprio che sia il futuro di Assad il vero nodo: è così?

R. - Probabilmente sì. Probabilmente, c’è la questione di cosa fare di Assad, perché ha sicuramente alle spalle dei protettori molto forti - la Russia o l’Iran stesso, che tra l’altro non è presente in questo summit e credo sia una mancanza molto forte - e quindi il ruolo e il futuro del presidente siriano è una questione assolutamente centrale in ogni punto del colloquio.

D. - In attesa del prossimo round di negoziati, si fa strada il pensiero del prossimo colloquio Iran-Usa sul nucleare iraniano, in febbraio. In qualche modo si intrecciano le due cose?

R. - Non credo che si intreccino. Sicuramente, potranno avere dei punti in comune. Da quello che si legge delle dichiarazioni iraniane da quando i due Paesi si sono - diciamo tra virgolette - riavvicinati, non ci sono stati momenti particolarmente duri di nuovo allontanamento. E poi la questione nucleare è una questione che preme moltissimo sia agli Stati Uniti che all’Iran e credo che non la vorranno mettere al momento da parte ed evitare di discuterne. Altra cosa è la questione siriana in cui secondo me un coinvolgimento dell’Iran, in questo momento, mi sembra più che opportuno.

D. - Abbiamo citato l’Iran, citiamo anche la Cina e la Russia come protagonisti "ombra" dietro il regime di Assad. Ricordiamo che il leader dell’opposizione siriana sarà a Mosca il 4 febbraio. Anche qui, quali possibili ulteriori sviluppi ci possono essere nella posizione?

R. - Intanto, è importante che l’opposizione siriana si confronti con il maggior protettore del presidente Assad, in maniera tale che in queste conversazioni - io vedo qui il centro di ogni discussione e cioè negli accordi bilaterali, negli incontri bilaterali - si possa discutere di quali potrebbero essere le nuove possibilità, o di un summit generale o di incontri bilaterali segreti.







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