Roma: concluse le tre Letture teologiche promosse dalla diocesi
Si è concluso giovedì sera a Roma, nella Sala della Conciliazione del Palazzo Lateranense,
il ciclo delle tre Letture teologiche promosse dalla diocesi di Roma. Tema dell’incontro
“Il castello interiore di S. Teresa di Gesù”. Sulla figura di questa grande santa
spagnola, dottore della Chiesa, Marina Tomarro ha intervistato padre Antonio
Sicari, teologo presso l’Istituto teologico dei Carmelitani Scalzi di Brescia:
R. – Stiamo
parlando di una Santa, di una grande donna vissuta nel ‘500 – secolo d’oro spagnolo
– che prima di tutto ha capito che la sua vita, dall’inizio alla fine, era stata un
continuo dialogo con Dio, non sempre compreso, non sempre vissuto fino in fondo e
non sempre bello, però inarrestabile e sempre più profondo. Questa donna, un po’ alla
volta, ha capito come dovrebbe essere fatta anche la convivenza umana e come dovrebbe
esser fatto l’essere umano. Quindi, Santa Teresa non ha proprio scritto – anche perché
il testo era destinato alle sue monache - ma era più che altro un modo per esprimere
la sua concezione dell’uomo.
D. – Nel "Castello interiore" si parla delle
sette dimore dove accede l’anima. Possiamo arrivarci anche noi?
R. – Tutti
sono chiamati. È certamente un rapporto d’amore tra Dio e l’anima: Dio, l’amore può
essere fermato soltanto da una cosa, da colui che dice “Io non voglio amare, io non
voglio il tuo amore”. Ma appena una persona comincia ad aprirsi, allora l’amore ha
la capacità di scavare l’anima e quello che all’inizio era un piccolo amore diventa
sempre di più un amore grande, perché l’amore ricevuto scava l’anima. San Giovanni
della Croce arriva a dire: “Quando Dio ama una persona le dà il diritto di amarla
come è amato, cioè di amare Dio come Dio la ama e quindi di diventare divino”.
Ma
quanto può essere attuale oggi il messaggio di Santa Teresa? Ascoltiamo Simonetta
Filippi, vice preside della facoltà di Ingegneria all’Università Campus Bio-medico
di Roma:
R. – Credo che Santa Teresa sia all’avanguardia rispetto al modo di
trasmettere il suo messaggio. Dunque, l’invito a trattare l’anima – questo tema così
antico ma che sembrerebbe così nuovo – attraverso immagini. Questo mi sembra un invito
che l’uomo d’oggi può cogliere molto bene. Se non altro, porsi nell’atteggiamento
di chi vuole arrivare a comprendere il messaggio culturale di Teresa e poi, semmai,
scegliere di approfondire quello religioso che Teresa propone.
La riflessione
su Santa Teresa ha concluso dunque il ciclo delle tre Letture teologiche dedicate
quest’anno ai classici della spiritualità cristiana. Per un bilancio su questa edizione,
l'opinione del vescovo ausiliare, mons. Lorenzo Leuzzi:
R. – Il progetto
di presentare tre figure di Santi, ma soprattutto tre opere che hanno caratterizzato
la spiritualità cristiana, costituisce una risposta concreta ai bisogni di tanti credenti
che oggi avvertono il bisogno di fare un salto di qualità nel proprio rapporto con
il Signore. Dunque, dare maggiore consistenza alla propria esperienza di fede per
poter dare testimonianza nei vari ambienti dove i battezzati sono chiamati a vivere
quotidianamente la loro esperienza. È sorprendete l’interesse che ha suscitato questa
proposta. Io spero possano essere di sostegno ai percorsi formativi di laici cristiani.
Agostino,
Ignazio e Teresa: queste tre grandi figure come possono guidare l’uomo contemporaneo?
Il cardinale vicario Agostino Vallini:
R. – Mi sembra che da ogni Santo,
naturalmente ricchissimo di proposte, possiamo raccogliere qualche aspetto molto attuale
per la vita di oggi. Da Sant’Agostino, raccoglierei l’inquietudine della ricerca:
un uomo appassionato che cerca la verità, che cerca Dio. Da Sant’Ignazio, l’esigenza
di un discernimento attento, che ci aiuti a comprendere la strada. Da Santa Teresa,
l’invito ad entrare nel “castello interiore” come poveri mendicanti.