Nessun risultato concreto nella prima fase di Ginevra 2 sulla Siria, ma i colloqui
riprenderanno
Si è conclusa la prima fase delle trattative di Ginevra 2 per la pace in Siria, il
secondo round dei negoziati dovrebbe riprendere il 10 febbraio. Lo scetticismo prevale
ma si va avanti: i particolari nel servizio di Marina Calculli:
“Un inizio estremamente
difficile, ma su cui poggiare un dialogo per il futuro” – è questo il bilancio del
delegato internazionale Lakhdar Brahimi, al termine del primo round dei negoziati
tra il regime di Bashar al-Asad e l’opposizione politica. Il mediatore Brahimi ha
presentato un documento scritto, sottolineando gli aspetti positivi, primo tra tutti:
“le due parti si sono sedute per la prima volta allo stesso tavolo e non hanno abbandonato
i negoziati”. Ma il diplomatico algerino non cela il pessimismo. Regime e opposizione
rimangono, infatti, fermi su posizioni diametralmente opposte circa le modalità della
transizione democratica e l’identità dei combattenti anti-Asad. Damasco insiste sulla
penetrazione esterna dei ranghi degli insorti: “sono pieni di terroristi non siriani”
ha sottolineato il ministro degli esteri Muallem. Dal canto suo, l’opposizione accusa
il regime stesso di essersi servito di gruppi criminali di affiliazione islamista
per indebolire la credibilità dell’opposizione e insiste sul fatto che il presidente
Asad debba fare un passo indietro. Un’opzione su cui, però, il regime non intende
cedere. Il bilancio è pessimo anche sul terreno: dall’inizio dei negoziati di Ginevra,
in Siria sono morte circa 1900 persone. Il secondo round delle trattative dovrebbe
riprendere intorno al 10 febbraio, ma nessuno per ora scommette che la frattura tra
le due parti possa essere assorbita in così breve tempo.
Per un bilancio
dei negoziati, Fausta Speranza ha intervistato Daniele De Luca, docente
di Storia delle relazioni internazionali all'Università del Salento:
R. - Probabilmente,
l’unico risultato possibile in questo momento era fermare i colloqui, prendere un
periodo di consultazioni, sentire i legittimi e relativi leader e vedere un pochino
come poter andare avanti. Certo, la questione di un summit in cui si trovano troppe
persone, lì, di fronte, non credo sia probabilmente il metodo migliore. In tutti i
processi di pace - penso anche a quelli, anche se con tutte le difficoltà del caso,
del conflitto israelo-palestinese ma penso anche prima agli accordi tra Israele e
Giordania o Israele ed Egitto - anzitutto sono venuti gli incontri segreti, gli incontri
bilaterali tra le parti, dopodiché ci si è incontrati in un summit generale.
D.
- Sembra proprio che sia il futuro di Assad il vero nodo: è così?
R. - Probabilmente
sì. Probabilmente, c’è la questione di cosa fare di Assad, perché ha sicuramente alle
spalle dei protettori molto forti - la Russia o l’Iran stesso, che tra l’altro non
è presente in questo summit e credo sia una mancanza molto forte - e quindi il ruolo
e il futuro del presidente siriano è una questione assolutamente centrale in ogni
punto del colloquio.
D. - In attesa del prossimo round di negoziati, si fa
strada il pensiero del prossimo colloquio Iran-Usa sul nucleare iraniano, in febbraio.
In qualche modo si intrecciano le due cose?
R. - Non credo che si intreccino.
Sicuramente, potranno avere dei punti in comune. Da quello che si legge delle dichiarazioni
iraniane da quando i due Paesi si sono - diciamo tra virgolette - riavvicinati, non
ci sono stati momenti particolarmente duri di nuovo allontanamento. E poi la questione
nucleare è una questione che preme moltissimo sia agli Stati Uniti che all’Iran e
credo che non la vorranno mettere al momento da parte ed evitare di discuterne. Altra
cosa è la questione siriana in cui secondo me un coinvolgimento dell’Iran, in questo
momento, mi sembra più che opportuno.
D. - Abbiamo citato l’Iran, citiamo
anche la Cina e la Russia come protagonisti "ombra" dietro il regime di Assad. Ricordiamo
che il leader dell’opposizione siriana sarà a Mosca il 4 febbraio. Anche qui, quali
possibili ulteriori sviluppi ci possono essere nella posizione?
R. - Intanto,
è importante che l’opposizione siriana si confronti con il maggior protettore del
presidente Assad, in maniera tale che in queste conversazioni - io vedo qui il centro
di ogni discussione e cioè negli accordi bilaterali, negli incontri bilaterali - si
possa discutere di quali potrebbero essere le nuove possibilità, o di un summit generale
o di incontri bilaterali segreti.