Turchia e Iran rafforzano le proprie relazioni diplomatiche e commerciali
Turchia e Iran rafforzano le proprie relazioni attraverso la firma di tre accordi
di cooperazione bilaterale. E’ il risultato della prima missione diplomatica a Teheran
del premier turco Erdogan, dopo l’elezione del presidente iraniano Rohani. Gli osservatori
parlano di un evento-chiave per tutto il Medioriente e di un possibile riavvicinamento
politico tra i due Paesi, che hanno posizioni divergenti sulla guerra in Siria. Salvatore
Sabatino ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università
di Trieste, se questo accordo può cambiare gli equilibri in campo:
R. – Sì, certamente,
anche perché i due governi li vogliono cambiare e questo è sicuramente effetto del
disgelo siriano delle ultime settimane. La Turchia è, a questo riguardo, sicuramente
meno aggressiva, e l’Iran più negoziale. La strategia della Turchia è quella di entrare
economicamente nella regione, nel momento in cui si stanno allentando le sanzioni,
che hanno comunque danneggiato negli ultimi anni l’economia turca. I due Paesi, un
tempo distanti - non dimentichiamo che sono confinanti proprio nell’area del Kurdistan
– stanno riprendendo questi rapporti, soprattutto su gas, petrolio e patto bancario.
Questi, diciamo, sono i due pilastri, oltre l’interscambio, su cui si basa questo
nuovo rapporto.
D. – Da una parte abbiamo il neo-ottomanesimo di Erdogan, dall’altra
le aperture di Rohani, dopo l’era di Ahmadinejad. Cosa dicono al mondo questi due
Paesi in fatto di geopolitica e di rapporti internazionali?
R. – Sicuramente
uno degli obiettivi è la stabilizzazione della situazione siriana e, come dire, una
spartizione delle aree d’influenza della Turchia, sempre più protesa verso la sponda
del Mediterraneo e dell’Iran, che comincia ad esercitare la sua influenza invece nell’area
mediorientale. Questa suddivisione delle aree d’influenza, secondo me, è destinata
a durare nel tempo, perché non confligge, anzi, rafforza entrambi i governi ed entrambe
le posizioni. E di questa nuova situazione ne dovranno tenere conto sia gli Stati
Uniti sia l’Europa, che, comunque, su molti punti finiscono per perdere terreno.
D.
– Non bisogna nemmeno sottovalutare che Iran e Turchia, entrambi i Paesi non arabi,
continuano ad avere un ruolo fondamentale per l’intera area mediorientale...
R.
– Sì, devo dire che anche se non viene sostanzialmente messo in evidenza da quasi
nessuna fonte, io ritengo che questo accordo sia anche un accordo che, in qualche
modo, tenda a contenere l’espansionismo saudita. L’Arabia Saudita ha svolto un grande
ruolo negli ultimi anni, espandendo la propria attività negoziale strategica ed economica.
Ho la sensazione che l’asse Turchia-Iran serva molto a contenere anche questo.