Sud Sudan: ripresi gli scontri, Machar accusato di alto tradimento
L'ex vice presidente del Sud Sudan e capo dei ribelli, Riek Machar, è stato accusato
di alto tradimento insieme a sette degli altri 13 politici implicati nel presunto
tentativo di colpo di Stato del 15 dicembre. Una notizia che giunge dopo l'accordo
sul cessate il fuoco, raggiunto nei giorni scorsi ad Addis Abeba, ma non rispettato.
Adesso, un'altra occasione per la fine delle ostilità tra governativi e ribelli potrebbe
essere la sessione ordinaria del Consiglio esecutivo dell'Unione Africana, come sostiene
Marco Massoni, segretario generale dell'Institute for Global Studies. Lo ha
intervistato Filippo Passantino:
R. - Sicuramente
Machar ha fatto il passo più lungo della gamba, perché ovviamente si è messo contro
tutti. Sta di fatto che c’è una opposizione fra una illegittimità costituzionale interna
e una legittimità internazionale, che non può essere misconosciuta da parte dei Paesi
che fanno parte del gruppo dei volonterosi che tentano la mediazione: il fallimento
della negoziazione in corso deriva proprio da questa frizione che c’è fra lo scollamento
della politica interna, che è collassata, con la legittima azione che inevitabilmente
si vuole dare da parte dell’Unione Africana come piattaforma intergovernativa nei
confronti dei dialoganti.
D. - Le trattative devono coinvolgere anche Machar,
nonostante lo stato d’accusa?
R. - Secondo me, è inevitabile mettere al tavolino
per forza, sempre e comunque tutti, perché entrambe le parti - Machar da un lato e
Salva Kir dall’altra - hanno perso comunque legittimità nei confronti delle proprie
popolazioni, dei propri cittadini e anche degli interlocutori esterni.
D.
- Il dialogo, però, si fa sempre più difficile per via della ripresa degli scontri…
R.
- Non è facile dialogare con fazioni, movimenti, partiti politici che sono sempre
stati abituati più al conflitto che alla mediazione, che porta i risultati di lungo
termine. Movimenti di liberazione che hanno condotto al successo di una autonomia,
di una indipendenza - in questo caso Sud Sudan - dopo decenni di conflitto e di guerra
non necessariamente si trasformano legittimamente in referenti politici all’altezza
di gestire un Paese fin dall’inizio. Decisamente il ruolo di una organizzazione economico-regionale,
come quella dell'Igad e altrettanto l’Unione Africana come legittima e unica piattaforma
intergovernativa africana - che comunque raccoglie tutti gli Stati dell’Africa, ad
eccezione del Marocco - è in grado sicuramente di avere la piena legittimità nelle
negoziazioni. Ricordiamo che in questi ultimi anni le negoziazioni anche per il Darfur,
le negoziazioni anche per la stessa pace fra i due Paesi - Sudan e Sud Sudan - sono
state condotte con risultati evidentemente alterni, però importantissimi, proprio
dall’Unione Africana, da personalità africane, che sono state capaci di dimostrare
la propria autorevolezza in patria, nei propri Paesi e poi - dopo - con un servizio
anche nei confronti degli altri Paesi cugini dello stesso continente.