I vescovi austriaci dal Papa. Mons. Küng: sono le famiglie a darci speranza
Una Chiesa dal volto anziano e che tende a “spopolarsi”. Ma anche una Chiesa che trae
nuova linfa vitale dai Movimenti ecclesiali, richiamando un buon numero di giovani.
Sono i volti della Chiesa in Austria, i cui vescovi sono stati ricevuti questo giovedì
da Papa Francesco, al termine della loro visita ad Limina, durante la quale
il Papa ha consegnato loro il discorso preparato per l'occasione. Mons.
Klaus Küng, vescovo di St. Pölten, spiega nell’intervista di Stefano Leszczynski,
come soprattutto la pastorale familiare sia, anche in vista del Sinodo di ottobre,
un punto di partenza per rilanciare la vita ecclesiale austriaca:
R. – La pastorale
familiare è diventata molto più difficile, anche per la diminuzione della pratica
della fede. Un 95% di quelli che partecipano alla preparazione matrimoniale, già convivono
e a volte hanno anche figli. Quindi, sono battezzati, ma non evangelizzati, si può
dire… Allo stesso tempo, bisogna però rendersi conto che esiste un buon numero di
famiglie giovani che si sforzano veramente di realizzare una vita cristiana seria.
E queste danno speranza.
D. – E’ una situazione difficile: le sfide pastorali
sono tante, però potrebbe anche essere una buona occasione per rilanciare e interrogarsi
in maniera nuova su come è cambiata la società…
R. – E’ vero. E’ interessante
vedere come adesso la grande maggioranza della popolazione, soprattutto i giovani,
abbiano il desiderio di avere una famiglia – si potrebbe dire, anche se non mi piace
questa espressione – “tradizionale”. Vogliono una famiglia, composta da un uomo o
una donna, per tutta la vita. E’ un’occasione per la Chiesa – e penso sia anche un’urgenza
grande – di annunciare il Vangelo sulla vita e sulla famiglia. Per avere una vita
felice è necessario l’amore e questo senza famiglia, a lungo andare, non è possibile!
D.
– Come si stanno preparando le comunità locali a vivere il prossimo Sinodo per la
famiglia? R. – Lo scopo del questionario preparatorio non è quello di cambiare
la dottrina della Chiesa, ma vedere se questa dottrina della Chiesa sia conosciuta
e come sia accettata. Si vede che molta gente non conosce bene quello che dice la
Chiesa. Per incarico della Conferenza episcopale, ho inviato i questionari anche ai
Movimenti. Si vede che è possibile vivere quello che insegna la Chiesa: c’è un numero
molto attivo di famiglie che vedono come una missione importante mostrare anche agli
altri il cammino che insegna nostro Signore.
D. – A questo punto, in che modo
la Chiesa austriaca e il Pontificio Consiglio per la Famiglia potrebbero trovare un
modo di collaborare per promuovere la famiglia?
R. – Io penso che uno dei compiti
importanti del Consiglio e anche della Conferenza episcopale sia proprio quello di
fare un buon networking, facendo conoscere le esperienze positive che ci sono
in molti Paesi, da noi come anche in Italia, negli Stati Uniti, in Francia… C’è la
necessità di essere creativi: nelle diocesi, la famiglia deve essere il soggetto dell’annuncio
del Vangelo.