2014-01-29 15:02:48

Trento. Progetto "Techpeaks" a sostegno degli aspiranti imprenditori


Prendere aspiranti giovani imprenditori, chiarire loro le idee, e dar loro una mano a trasformare il progetto in realtà. E’ questo l’obiettivo del progetto "Teachpeaks" promosso da Trento Rise, il polo dell’innovazione nato dalla Fondazione Bruno Kessler e dal Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli Studi di Trento. L’iniziativa partita in questi giorni nel capoluogo trentino, giusta alla sua seconda edizione, vede la partecipazione di oltre 60 partecipanti scelti tra oltre 600 candidature provenienti da tutto il mondo. Ne parla Paolo Traverso, amministatore delegato del polo, al microfono di Marina Tomarro:RealAudioMP3

R. – Techpeaks è proprio un “people accelerator”, un acceleratore di persone. Si basa, infatti, sull’idea di attirare talenti in Italia, in particolare in Tentino, da tutto il mondo, per portarli sul territorio. Noi scommettiamo proprio sui giovani, con una rete internazionale molto forte di quelli che noi chiamiamo “mentori”, cioè persone che seguono questi giovani in "incubatori" – per esempio, a Londra il "Seedcamp" o in Silicon Valley attraverso il "Founder Institute". Vengono gratis qui da noi a seguire questi giovani che hanno delle idee imprenditoriali e noi li aiutiamo in questo percorso a far nascere delle nuove aziende.

D. – Secondo lei, cosa spinge giovani da tutto il mondo a venire a Trento e a prendere parte a questo progetto?

R. – Quando ho incontrato per la prima volta i 63 vincitori, proprio uno di questi ragazzi mi ha detto: “Beh, qui non sembra di essere in Italia”. Io sono stato a "Start up Chile", sono stato in Silicon Valley e qui si respira quell’atmosfera. Quindi, è questa la cosa che sicuramente spinge i giovani a venire da noi. E’ un’iniziativa imprenditoriale, infatti, veramente nuova e rivolta a loro. Del resto, i numeri lo dimostrano: sono più di due terzi le persone che vengono da fuori Italia, dall’Unione Europea e veramente da tutto il mondo. Ecco, noi di Techpeaks cosa facciamo? Offriamo prima questo coaching ai giovani e li seguiamo nelle loro idee per portarli a realizzare un’impresa. Poi, abbiamo un comitato di esperti, a livello internazionale, che giudica se l’idea sia buona. Fra tutte le persone che hanno provato, ben 18 alla fine sono riuscite a lanciare "start up", con energie fortemente innovative, per cercare appunto di far crescere la loro piccola azienda.

D. – Che tipo di "start up" sono partiti in questo momento?

R. – Sono partiti "start up" nell’ambito dell’informatica, del turismo, del web...

D. – Secondo lei, questo progetto dal Trentino può aiutare in qualche modo a far risollevare l’Italia dalla crisi occupazionale in cui è caduta?

R. – L’idea, attraverso la rete nazionale in cui siamo inseriti, è proprio quella che venga replicata e anche magari migliorata in altre regioni d’Italia. E' quella di vedere i giovani come coloro che possono risollevare, che possono avere idee nuove, idee imprenditoriali, e aiutarli. Io credo sia un elemento molto importante per cercare di uscire dalla crisi.

E proprio per andare incontro ai giovani, la Provincia autonoma di Trento ha promosso nelle aziende la staffetta generazionale, cioè la trasformazione part-time di contratti di lavoro di persone molto vicine al pensionamento, per dare spazio a nuove assunzioni di ragazzi tra i 25 e i 35 anni. A questo proposito, il parere del presidente della Provincia autonoma, Ugo Rossi:

R. – Noi possiamo godere di un clima di grande collaborazione tra imprese e parti sociali, sindacati in primis, che hanno sempre concertato assieme alla politica le decisioni di carattere economico che la pubblica amministrazione deve prendere. Lo abbiamo fatto anche in questo periodo di crisi e all’interno di questo metodo abbiamo anche individuato modalità di agevolazione per le imprese, affinché si sentano impegnate a favorire il ricambio generazionale, a mantenere i livelli di occupazione, ad aumentare le possibilità di stage per i giovani, attraverso anche deduzioni dall’Irap che siamo in grado di poter concedere alle imprese.

D. – Quanto vi ha aiutato l’autonomia a realizzare ciò?

R. – L’autonomia è prima di tutto la possibilità di poter decidere e di poter mettere in campo soluzioni più vicine ai problemi. Poi, naturalmente, possiamo anche essere più innovativi, proprio perché si crea in un certo senso un circolo virtuoso tra politica, pubblica amministrazione, imprese e parti sociali dove tutti sono orientati allo scopo, all’obiettivo di garantire la crescita.







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